In estate ad Acquaviva delle Fonti ogni giorno è festa. I protagonisti? I contadini e la cipolla. Ma questa è una cipolla speciale: generosa nella taglia, vestita di rosso, dolcissima. Un ortaggio di nicchia che si produce solo qui grazie ad una serie di condizioni che ne favoriscono la produzione, seppure limitata e quindi riservata a pochi eletti.
Per tutta l’estate, dicevo, Acquaviva si anima di un frenetico brulichio di gente presa da un continuo andirivieni dalla campagna alla strada, dalle case al mercato, e viceversa. Tutti alle prese con la cipolla: chi con la zappa nei campi, chi con furgoni, furgoncini, treruote e carretti stracolmi di questa delizia, chi con banchetti improvvisati davanti alle case, chi con buste e cassette per assicurarsi una scorta che duri più a lungo possibile. E per le strade, quasi a sottolineare il “sapore” della festa, un inebriante profumo di cipolla al forno o di calzone. Per non dire poi, alla sera, quando le strade del centro si animano della movida della gioventù tutti a passeggio a gustarsi un cono gelato, e il gelato, naturalmente, qui lo fanno anche con la cipolla (ne abbiamo parlato qui: https://biodiversitapuglia.it/patate-cipolle-buone-anche-gelato/ ).
I turisti si devono dare una mossa se vogliono accaparrarsene un po’, perché vanno a ruba. Qualcuno va loro incontro con punti vendita volanti lungo le strade extraurbane e ambulanti che girano per la città. Ma poi a loro Acquaviva riserva due grandi occasioni: la “Festa della Cipolla” e “La Sagra del Calzone di Cipolla” che si tengono a fine estate.
L’occasione è ghiotta anche per chi non ha molta simpatia per questo ortaggio; qui cambierà idea perché questa cipolla è appariscente nell’aspetto ma discreta, delicata e dolce nel sapore. E poi l’antica tradizione gastronomica locale ha saputo valorizzarla in tante eccellenti preparazioni. Scopritela, se non la conoscete già, e ne rimarrete ammaliati.
Occhio, pero! Diffidate delle imitazioni, come si suol dire, perchè anche qui potete trovare cipolle che vengono spacciate per “cipolle rosse di Acquaviva” ma non hanno proprio le carte in regola.
Lascio ora a Pablo Neruda il compito di declamarne la bellezza e la bontà nella sua “Ode alla Cipolla”. Eccola: