I contadini, la sera, in mancanza di altre pietanze, mangiavano l’acquasale, che si preparava mettendo in un tegamino dell’acqua e aggiungendovi pomodori, prezzemolo e olio. L’acquasale è pronta quando l’acqua bolle; si taglia quindi del pane a pezzettini e lo si mette in un piatto e sopra si versa questa specie di brodo e si condisce il tutto con olio e, a piacere, con formaggio piccante.
Grazie al lavoro effettuato con le attività della Compagnia del Carosello, in sinergia con il progetto BiodiverSO, agli inizi del 2021 l’acquasale è stata inserita nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) a seguito della ventunesima revisione pubblicata con decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
Luigi Sada, nel 1991, nel libro “Cucina pugliese alla poverella”, riporta che: «Le condizioni economiche del proletariato nei secoli passati erano molto diverse da quelle attuali, per cui anche l’alimentazione rivelava un modo diverso di vivere che sfiorava spesso la fame. Proprio nelle famiglie del popolo minuto erano comunissimi i quattro piatti che ora descriverò, e che attualmente hanno assunto varianti da paese a paese, semplici ed economiche, ma anche artefatte e costose… (…). Acquasale. In una ciotola di terraglia di mette dell’acqua con sale e olio e un po’ di cipolla rossa affettata. In tale miscuglio si intingono fette di pane raffermo. Sulla costa garganica i pescatori usano preparare l’acquasale cu ll’ove, che consiste nel far cuocere, in acqua con sale, mezza cipolla affettata, un paio di pomodori, prezzemolo e quante uova si vogliono, senza far rompere il tuorlo. Rassodatesi le uova, distribuire il tutto nei piatti su fette di pane casalingo raffermo; dopo aver ridotto ciascun uovo sodo a 4-5 fettine, condire con olio di oliva».
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