Antonio Francioso “un giardino di biodiversità”

Tempo fa eravamo in visita ai Giardini della Grata, gli orti periurbani di Ostuni della Cooperativa Solequo, quando scattando fotografie e godendo del panorama intorno, la nostra curiosità si è soffermata su una piccola costruzione bianca, adiacente e in continuità con gli orti, circondata da un fazzoletto di terra a terrazzamenti e delimitata dagli antichi muretti a secco.

Impossibile non notare come tutto fosse ben organizzato, ogni cosa al suo posto, ogni varietà ben coltivata all’interno del suo piccolo spazio, con una attenzione ed una dedizione evidenti.
Antonio Capriglia, presidente di Solequo, ci ha raccontato che quel piccolo orto ai piedi di Ostuni appartiene ad un anziano contadino che ha dedicato tutta la sua vita a prendersi cura di quella proprietà ereditata dal padre.

Abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo (dopo un contatto telefonico con il figlio Giuseppe): Antonio Francioso, 85 anni di storia da ascoltare senza stancarsi, tra aneddoti e colorite espressioni dialettali. Indossa la coppola, ha mani scure e grandi ed occhi pieni di ricordi da ripercorrere, un po’ dondolanti come la sua andatura ma solidi nella memoria.

E mentre finalmente i raggi del sole cominciavano a scaldare l’aria di quella giornata inizialmente piovosa e a far brillare le case bianche di Ostuni sullo fondo, il signor Antonio raccontava del suo “giardino” e del suo lavoro da “giardiniere”, perché è cosi che qui ad Ostuni chiamavano gli orti e gli ortolani, quasi proprio ad evidenziare la cura e la passione verso questi piccoli, preziosi angoli di biodiversità orticola a cui dedicarsi.
E ci spiegava di come ci vuole “tempo e salute” per continuare a zappare a mano i terrazzamenti che non tollerano motozappe, per creare bordure di terra e piccoli viottoli per poter camminare intorno alle colture senza calpestarle, per ricavare i semi della Cicoria scattatora che coltiva da sempre, ricoprendo i fiori in primavera con le reti per evitare che gli insetti li impollinino e poi dai semi ricavati crescano piantine ibride “che parono brutto”!
La sua mente ripercorre a ritroso attimi di vita contadina, quando attraversando velocemente le strade di Ostuni con la sua Ape poteva correre in campagna per piantare cavoli, scarole, cipolle, sponzali, pomodori con cui riempire  i “cofani”, grandi ceste di vimini e canne, e le “calderine”, capienti contenitori di metallo, con cui trasportare gli ortaggi al mercato coperto infrasettimanale.

Ed un po’ ha nostalgia di quei tempi il signor Antonio mentre a fine visita sollecita il figlio Giuseppe a riprendere il lavoro e nei suoi occhi scorgiamo la carezza premurosa alle sue piantine di Cicoria scattatora e di Cicoria rossa di Martina che aspettano le sue attenzioni.
Lo ringraziamo  per il prezioso tempo che ha deciso di dedicare a noi di BiodiverSO sottraendolo al suo orticello e gli diamo il benvenuto tra i nostri Biopatriarchi.

Scritto da Maria De Tullio

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