La carota di Sant’Ippazio appartiene alla specie della carota comune (Daucus carota L.), ma differisce nella varietà (sativus).
Questa carota conserva qualità nutrizionali e organolettiche migliori e specifiche rispetto a quelle selezionate dall’industria alimentare e di largo consumo.
Contrariamente alla maggior parte delle altre varietà di colore tipicamente arancione, essa mostra una variabilità di colori che vanno dal giallo scuro al viola intenso.
Si presentano spesso con delle fenditure superficiali dovute proprio alla loro conformazione tenera e molto croccante. Questo se da una parte le rende prelibate per il consumo fresco insieme a finocchi, sedani ed altri “sovratavola” dall’altra crea alcuni problemi nella fase di raccolta, in quanto spesso il prodotto può essere danneggiato durante l’espianto.
Al fine di valorizzare le proprietà nutrizionali di questa particolare coltura, si stanno effettuando studi biochimici su campioni prelevati presso la tipica zona di coltivazione.



Le prime analisi, condotte in collaborazione con il CNR-ISPA sez. Lecce, hanno permesso di evidenziare, nelle carote di Sant’Ippazio, un contenuto maggiore di molecole con attività antiossidante, rispetto alle carote commerciali.
Tale attività è importante nei confronti dello stress ossidativo, cui costantemente sono sottoposte le nostre cellule, soprattutto a causa di una cattiva alimentazione, fumo, inquinamento ambientale, alcool, ecc.
Probabilmente è la parte corticale riccamente pigmentata a dare un apporto apprezzabile di tali composti nobili.