Un Biopatriarca dalla saggezza disarmante

Nella prima esplorazione territoriale compiuta dal DiSSPA nel marzo 2014 per l’identificazione dei siti di raccolta del germoplasma orticolo, grazie alla segnalazione di un ex studente della Facoltà di Agraria: il Dr. Vito Abbate di Polignano, oggi affermato professionista, abbiamo incontrato il biopatriarca Giovanni D’Alessio che, con la sua gentile signora, vive e opera nell’agro di Polignano a Mare.
Giovanni, orticoltore di grande esperienza, con estrema gentilezza, ci ha ricevuti e si è intrattenuto con noi per ben comprendere cosa stessimo facendo nell’ambito del progetto BiodiverSO. Ci siamo trovati subito a nostro agio perchè consapevoli che, pur parlando di genetica agraria, di risorse genetiche, germoplasma, geni, cromosomi e miglioramento genetico, Giovanni è stato e sarà tra gli agricoltori che contribuiscono quotidianamente alla salvaguardia della biodiversità vegetale. Infatti, le sue pratiche colturali, basate sull’uso esclusivo della sua semente autoriprodotta, conservata nel garage con passione e accortezza certosina, sono un esempio significativo di conduzione dell’agricoltura sostenibile, mirata alla riduzione dell’uso degli input chimici, dei trattamenti antiparassitari, alla conservazione della sostanza organica del terreno per l’ottenimento di produzioni orticole che, a suo ma anche a nostro parere, hanno conservato antichi sapori, gusti e serbevolezze.
Giovanni ci ha donato semi di carosello e scopatizzo, melone d’inverno giallo e pomodoro precoce da salsa. Queste accessioni, come tutte le altre reperite, sono state allevate e attualmente sono in moltiplicazione presso l’Azienda Sperimentale Martucci dell’Università di Bari e, in seguito, dopo la loro caratterizzazione, saranno poste in camere per la lunga conservazione.
Concludendo, ci fa piacere citare la motivazione addotta da Giovanni D’Alessio sull”uso esclusivo della sua semente per la realizzazione delle proprie coltivazioni: «Uso la mia semente, oltre che per le sue caratteristiche organolettiche di pregio, anche perchè in questo modo riesco ad andare al mercato tutti i giorni e a vendere scalarmente le mie produzioni, che, anche se non saranno uniformi ed omogenee come quelle ricavabili dal seme commerciale, mantengono intatte le antiche caratteristiche qualitative e organolettiche, il mio sapere e la mia cultura e tradizione contadina».
Questa saggezza disarmante, a nostro parere acquisita dal Sig. Giovanni nel tempo e che oggi è alla basse del cosiddetto “Breeding patecipato” (conduzione dei programmi di miglioramento genetico delle colture a stretto contatto con gli agricoltori), coincide incredibilmente con concetti di genetica agraria e miglioramento genetico elargiti per far comprendere agli studenti delle Facoltà di Agraria e agli imprenditori agricoli come l’uniformità delle colture, la loro omogeneità, giustamente ricercata per l’affermazione dell’agricoltura industriale, siano anche state e possano contribuire decisamente all’erosione genetica delle specie agrarie, con gravi pericoli per la futura agricoltura e l’evolversi della specie agrarie.
Visiteremo ancora Giovanni D’Alessio per fotografare e georeferenziare le sue coltivazioni. Per il momento gli ribadiamo il nostro grazie per quello che fa per la salvaguardia della biodiversità vegetale e la nostra ammirazione per la saggezza e l’oculata gestione della variabilità genetica, propria del germoplasma posseduto.

Panoramica di uno dei campi in cui il Sig. D’Alessio coltiva il proprio germoplasma
Materiale di Cucumis melo L. prelevato nell’agro di Polignano a Mare in isolamento presso le serre dell’Azienda Martucci di Valenzano (Ba)

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