Bovino è uno dei comuni del Subappennino Dauno che ancora conserva, in alcuni angoli del suo territorio, tradizioni agricole di tutto rispetto nel settore orticolo. Interviste ad anziani pensionati nella piazza del paese hanno permesso al team di ricercatori-esploratori dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del CNR di identificare le aree coltivate e soprattutto di incontrare agricoltori ancora in grado di gestire e conservare le antiche sementi di specie orticole tipiche del territorio.
Di particolare interesse è stato l’incontro con il signor Riccardo Saggese, il quale rappresenta probabilmente la vera essenza delle antiche conoscenze sulle sementi orticole e le connesse pratiche agricole di Bovino. Il signor Riccardo possiede infatti alcuni appezzamenti di terreni, particolarmente vocati all’orticoltura, che conduce personalmente ricalcando fedelmente le orme del padre e con l’impiego delle sementi tramandategli da generazioni. Oltre a ciò, spinto da una passione e da profondi convincimenti personali, persegue metodi assimilabili a quelli dell’agricoltura biologica. Applica cioè esclusivamente tecniche e metodiche tradizionali che prevedono concimazione esclusivamente di tipo organico, senza l’impiego di prodotti chimici di sintesi. Egli cura gli orti e i frutteti senza fresare, limitandosi a falciare le erbe spontanee o zappettandole con una zappa bidente e in più riduce gli interventi irrigui all’essenziale.
In uno dei suoi orti, a 650 metri di altitudine, possiamo trovare cicorie selvatiche o parzialmente rinselvatichite, mescolate a varietà tradizionali come quella definita “nostrana a fusto pieno”, o quella denominata la ‘chiatta’; rucola coltivata e rucola “mast russ”, accanto ad altri tipi di verdure che diventano la base per originali e gustose “misticanze” bio-diverse: cavolo cappuccio, cavolo nero, broccoli e una notevole diversità di cavolo riccio che predominano all’interno dell’orto. Il signor Riccardo applica un antico metodo selettivo che lo vede impegnato in un assiduo controllo in fase di raccolta e di fioritura: nella prima sceglie accuratamente gli ortaggi da commercializzare riunendoli in tipi omogenei; nella seconda seleziona, prima della fioritura, le piante migliori e più rappresentative delle diversissime tipologie di cavoli da cui ricavare la semente per le annate seguenti. Ma ci sono anche altre colture, come i fagiolini, un carosello dolce di forma sferica, quattro tipi diversi di zucchine, alcune zucche tra cui una tonda di grandi dimensioni, alcuni tipi di peperoni “friarielli” ed il peperone tondo usato per la composta (“a c(u)mboste”), la famosa conserva tipica molto apprezzata in questo territorio. Tra i pomodori, Riccardo conserva una varietà “a grappolo” e ricorda un pomodoro ormai scomparso, di colore rosso intenso, dalla forma a spicchi ed incavata al centro, dal succo ‘zuccarino’ e di consistenza molto cremosa, utilizzato sia da insalata che da salsa.
In un altro fondo, il signor Riccardo si dedica alla cura di un vigneto con diverse varietà antiche e di alcuni fruttiferi legati al passato di cui egli stesso va alla ricerca nei dintorni di Bovino, innestandoli su altre piante, così svolgendo una preziosissima azione di recupero e salvaguardia di risorse genetiche fruttifere altrimenti destinate all’estinzione.
In definitiva, il basso input chimico ed energetico ed il basso impatto sull’ambiente che caratterizzano il prezioso lavoro di Riccardo Saggese, se accoppiato al trionfo di agrobiodiversità di forme e di sapori della locale tradizione orticola ed enogastronomica, costituisce uno dei migliori esempi di sostenibilità ambientale e di notevole impatto sull’attrattività turistica e culturale della nostra regione.
Salvatore Cifarelli, Francesco Losavio e Gabriella Sonnante
- Il Sig. Saggese nel suo orto
- Cavolo da foglia nell’orto di Riccardo Saggese
- Peperone per la “cumbost”
- Il Sig. Saggese con Salvatore Cifarelli
- Il Sig. Saggese con Francesco Losavio
- Silique durante la fase di essiccamento per la raccolta dei semi
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