Al fine di ricostruire la storia della varietà di cavolfiore “Cima di Cola” in Puglia, è stata avviata un’indagine bibliografica presso l’archivio personale del prof. Vito Vincenzo Bianco e la biblioteca del DISAAT. Analizzando la raccolta documentale, abbiamo ritrovato gli “Atti del Convegno Nazionale e 1° Mostra Campionaria del Cavolfiore” organizzato dalla Camera di Commercio di Pesaro e tenutasi a Fano il 5 Aprile del 1964.
L’importanza del cavolfiore in Puglia negli anni ’60
Sfogliando gli atti del convegno, abbiamo ritrovato un estratto della relazione tenuta dallo stesso prof. Bianco intitolata “La concimazione del cavolfiore nel litorale ionico”, nella quale sono riportate alcune informazioni statistiche sull’evoluzione della coltura di cavolfiore in Italia con riferimento al periodo 1943-1962, con superficie aumentata da 23.000 a 35.000 ha circa, e produzione corrispondente passata da 315.000 a 482.000 t in un ventennio. L’autore riferisce in particolare dell’importanza della coltura in Puglia, che, con superficie e produzione passate nello stesso ventennio, rispettivamente, da 1.134 a 2.316 ha e da 10.796 a 34.870 t, era tra le principali regioni interessate alla produzione (quarta in Italia).
Inoltre, l’Autore rileva che la metà della superficie regionale era concentrata nella provincia di Taranto ed in particolare sul litorale ionico, la cui produzione era destinata principalmente alla commercializzazione extra-regionale. Bianco riferisce dell’espansione della coltura in molte zone irrigue del Meridione, il cui successo economico era sempre più legato all’impiego di nuove cultivar rispondenti ai requisiti dei principali mercati nazionali ed esteri (infiorescenza bianca e compatta, resistente al trasporto) ed all’uso di sementi selezionate.
La ‘Cima di Cola’ era la principale varietà coltivata in Puglia
Negli atti del convegno ritroviamo anche un estratto della relazione del dott. Cesare Giulivi, funzionario dell’Istituto per il Commercio Estero (ICE), intitolata “Commercializzazione del cavolfiore sui mercati nazionali ed esteri”. Secondo i dati statistici citati dall’Autore, le produzioni di molte regioni del centro-sud (tra cui la Puglia) erano principalmente indirizzate al mercato interno a causa del particolare colore delle infiorescenze, solitamente verdi o violette o gialle, mentre l’unico colore di cavolfiore commercializzabile con l’estero era quello di colore bianco.
Con riferimento alla situazione della Puglia, Giulivi riferisce che la principale varietà coltivata fino ai primi anni ’60 era la “Cima di Cola”, una varietà locale con infiorescenza di colore verde, commercializzata sia sui mercati regionali che nazionali, ma che iniziava proprio in quegli anni ad essere progressivamente sostituita dalle nuove cultivar di colore bianco meglio conosciute ed apprezzate sui principali mercati italiani (Bologna, Torino, Milano) ed esteri (Germania, Svizzera, Francia, ecc.).
Secondo sia Giulivi che Bianco, quindi, l’aumento degli scambi commerciali, ed in particolare il progressivo orientamento al prodotto da esportazione, ha concorso in modo decisivo alla riduzione della superficie coltivata con la “Cima di Cola” in Puglia.
A cura di Vito Buono