Cosa sogna un figlio di agricoltore quando sogna?

Durante gli anni della mia giovinezza pensavo di essere stato sfortunato a nascere in un paese del Sud e in una famiglia contadina. Lavorare la domenica in campagna per aiutare mio padre era una sottrazione ai sogni della gioventù, alle trasgressioni.

Anche la formazione scolastica doveva essere una trasgressione per non restare piegato a lavorare la terra. Così scelsi di iscrivermi ad ingegneria. Ma quello non era il mio mondo; non potevo competere con chi arrivava anche mezzora prima dell’inizio delle lezioni per occupare i posti nel primo banco. E così abbandonai gli studi. Inizia a lavorare. Mattina, pomeriggio e sera. A volte anche la notte. Per rispondere al comando del padrone. E anche lì con la schiena piegata.

Decisi di iscrivermi di nuovo all’università. Questa volta ad agraria. Dove altrimenti? Sono sempre stato figlio di contadino.

Lì conobbi i fuori sede, che forse erano fuori sede come me…

Conobbi il movimento studentesco, la coda del 77.

Furono anni di lotta, di studio e di amore.

Mi laureari bene, ma fuori corso. Sono sempre stato fuori qualcosa.

Dopo quattro giorni mi fu offerto di lavorare in un centro di ricerca. E lì, nel presentarmi, dissi di essere figlio di contadino. Qualcuno mi disse che non si chiamavano più contadini ma agricoltori. Io intanto continuavo a sognare di cambiare il mondo.

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