Se dovessi parlare dei problemi dell’agricoltura cercherei di farlo parlando ai figli degli agricoltori. Al cuore dei figli degli agricoltori, ai più giovani. In un paese sempre più vecchio come il nostro, il rischio che corriamo è quello di addormentarci sempre più spesso. I giovani dormono poco, perché hanno tante energie da esprimere. I figli degli agricoltori sono spesso mortificati da un’educazione severa e da mille privazioni. I figli degli agricoltori finiscono col credere che da grandi si dorme soltanto di più, che quando si nasce figli di agricoltori hai meno possibilità degli altri. E intanto ti scontri contro la diffidenza di tanti, anche di tuo padre che forse ti impedirà di conoscere un futuro diverso (migliore); perché gli agricoltori a volte sanno anche privarti della libertà, degli ideali.
Tanti anni fa, chiesi ad un amico più grande di me: “Perché sei diventato comunista”? E lui iniziò a raccontarmi di quando, adolescente, aiutava il padre a raccogliere i carciofi (come me, la domenica, quando non andava a scuola ma in campagna, aiutava il padre), mentre i suoi amici erano in piazza, alla messa o a giocare a pallone. Che privazione, che ingiustizia.
Ricordo ancora l’odore dei carciofi, del sudore e dell’acqua che impregnavano i miei vestiti, la domenica, mentre aiutavo mio padre a raccogliere tutti quei capolini, mentre i miei amici erano …liberi. E intanto sognavo…
Tempo fa ebbi a scrivere che un Paese è quello che sognano i suoi abitanti.
Chissà se i giovani, i figli degli agricoltori sognano ancora.