Il Cucummaro di San Donato: dall’oblio alla valorizzazione

San Donato è un paese della cosiddetta “Valle della Cupa”, una lieve depressione di un bacino alluvionale di origine carsica. Questa terra è da sempre associata alla coltura di un particolare tipo di melone immaturo (Cucumis melo L.), chiamato tradizionalmente “Cucummaro di San Donato”. La Terra d’Otranto è da sempre una grande produttrice di Cucurbitacee in genere, e di meloni in particolare, tanto che se ne trovano in grande varietà. Il Cucummaro di San Donato fa parte della grande “famiglia” delle meloncelle: meloni che si consumano allo stato immaturo, diffusissimi in tutta la provincia e caratterizzati da grande variabilità per nome, forma, dimensione, colore, epoca di maturazione, etc.

Nel “Vocabolario dei nomi vernacoli adoperati in provincia di Lecce”[1], dato alle stampe nel 1881, si leggono le seguenti voci:

«Cucummeri: Provincia tutta – Melone cetriuolo – Cocomero – Anguria. Quando si tengono per semenza appellati vengono cucummerazzi. Cucumis sativus. Comunque a Campi Salentina così si chiamano i poponi immaturi piccoli e teneri.

Melunceddre: Provincia tutta. I frutti teneri immaturi del melone popone, distinguendosi quelli che appartegono alla varietà d’inverno con l’aggiunta bianche, e quelle della varietà detta di Squinzano con l’altro jerdi (verdi) oltre altri ancora. Le Spiuleddre sono un’altra varietà più precoce e più fruttifera».

San Donato, fino agli anni ’50, era famoso in tutto il circondario per la copiosa produzione di questo prodotto, che giungeva a maturazione verso maggio, distinguendosi dunque come una primizia. I sandonatesi ricordano bene come, proprio a maggio, il paese fosse tutto in subbuglio, per il gran commercio che si faceva del Cucummaro e che vedeva arrivare in paese compratori da tutta la provincia e talvolta da più lontano.

Questi racconti sono confermati dalla bibliografia. Ma procediamo con ordine: già nella “Corografia di Terra d’Otranto”[2] del 1879, l’Arditi riporta, nella voce San Donato, testuali parole: «la sua specialità, l’industria più simpatica e lucrativa degli agricoltori, sono le granate e i cocomeri». Questa è la testimonianza scritta più antica reperita finora ma, grazie alle opere di Giovanni de Blasi, studioso locale scomparso di recente, abbiamo potuto riscontrare interessanti notizie sulla coltivazione del Cucummaro di San Donato.

De Blasi, nel 1990, scrive: «Il soprannome di “Paese te li Cucummari”, S. Donato di Lecce se lo vede attribuire dai compratori di cucummari che ogni mattina all’alba venivano con i carretti da Lecce e da città più lontane, per comprare lo squisito cucummaro locale, primizia che soltanto gli ortolani del nostro paese sapevano coltivare e far maturare ai primissimi caldi primaverili, in un’epoca in cui le serre climatizzate attuali dovevano ancora essere inventate».[3]

E ancora, nel 2004, scrive: «Fino al 1940, San Donato di Lecce fu rinomata per alcune sue particolari produzioni, agricole propriamente dette, o collegate all’agricoltura. Fra le produzioni agricole, la principale di esse, che ci fece conoscere nel circondario, a Lecce e in località più lontane della Calabria e della Lucania, ci fu quella dei “cucummari”. (…) Altri paesi li produssero, (…) ma giungevano sui mercati quando i cucumis flexuosus di San Donato vi erano già giunti da un pezzo. La piazza di San Donato, dalla fine di aprile a tutto maggio, si riempiva di contadini che portavano a vendere i loro cucummari, e di compratori che con i loro traini venivano a comprarli anche da pesi lontani».[4]

Fino a qualche anno fa, si teneva una Sagra dedicata a questo prodotto. Oggi non più, anche se un certo lavoro di recupero si sta avviando per conto del Museo della Civiltà Contadina e di agricoltori locali.

Il progetto BiodiverSO ha avviato un circolo virtuoso di rivalorizzazione, incontrando antichi contadini come Mario Paglialonga e riaccendendo i riflettori su questa varietà in via d’estinzione. Oggi, a San Donato, possiamo dire con certezza che sono almeno due le aziende che hanno ripreso tale coltura, ripartendo da semenze custodite dagli anziani: l’Azienda Agricola Gianni Rollo “Lagorosso” e l’Azienda Agricola Donato Maglio.

La strada per il recupero e la valorizzazione di questo ortaggio così legato all’identità locale è appena cominciata.

[1] “ Vocabolario di nomi vernacoli adoperati in provincia di Lecce per alcune piante e frutti col riscontro dei nomi scientifici” – G. Costa, 1881 Lecce

[2]  “La corografia fisica e storica della provincia di Terra d’Otranto” – G. Arditi, 1879, Lecce

[3]  “Caleddra – Origini e storia di San Donato di Lecce” – G. de Blasi, 1990, Galatina

[4]  “Il paese dei cucummari” – G.de Blasi, 2004, San cesario

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