Le foto sembrano sfocate ma in realtà sono solo consumate dal tempo. Ce le ha inviate Eleonora Matarrese, una assidua lettrice della nostra pagina Facebook che vive a Monza ma che è pugliese di nascita e di tradizioni. Ancora oggi raccoglie cibo selvatico in Puglia e lo cucina nel suo piccolo ristoro e laboratorio gastronomico a Monza preservando la tradizione che le ha insegnato la nonna di Noci.
La prima fotografia ritrae il tavolo della tavernetta che avevano ad Alberobello con tutti gli attrezzi utilizzati per il lavoro contadino, ma anche per il lavoro in cucina, come quegli oggetti in legno fatti per “spingere” le verdure e le erbe selvatiche lattofermentate nei “capasoni” o nelle giare.
La seconda è una foto che la ritrae quando, a circa tre anni, sotto la guida di sua nonna, imparava a riconoscere le erbe selvatiche.
Ha mangiato selvatico per 17 anni, finché è stata in Puglia, e poi ogni estate finché ha trascorso le vacanze con i suoi familiari ad Alberobello.
Soprattutto nei primi anni, quando Eleonora era molto piccola, nel dopoguerra, la nonna la prendeva per mano e le diceva “andiamo nel bosco”, per raccogliere le erbe con cui preparare la cena (dopo essere andate a prendere il latte appena munto da Adelina, che le regalava delle uova).
Così le cene estive, di ritorno da Monopoli, quando a volte portavano Eleonora al mare, erano a base di “cicoriette arraggiate”, zucchine (le “cucuzz” come le chiamava il nonno) con la menta e l’aceto (la cui ricetta, che proveniva dalla bisnonna, se non era più antica, Eleonora la prepara ancora oggi ed è ineguagliabile).
E poi c’erano i sottoli e i sottaceti, i lampascioni sott’olio con il “diavuicch” e le fave novelle con la mentuccia e l’aglio. Il pane era di un fornaio “basc’ a fogg’” (giù alle fogge), in paese. Cotto naturalmente nel forno a legna.
Eleonora conserva tutti questi ricordi e il suo grande amore per la nostra terra. Una volta lontana, ha recuperato le ricette e le metodologie di preparazione e conservazione che apprese da sua nonna e dalle sorelle di suo nonno (docente dell’Università di Bari) e ha iniziato a proporle in un laboratorio gastronomico a Monza: il primo e l’unico in Italia che parte dalla tradizione, rivisitandola in chiave basata esclusivamente sulle piante, e propone quindi piatti esclusivamente a base di cibo selvatico (erbe, fiori, bacche, radici, cortecce, tuberi): “cimeamaredd con i pomodorini di Acquaviva” e “fave e cicorie”, ad esempio. Per i suoi piatti, Eleonora utilizza esclusivamente la Cipolla rossa di Acquaviva, le mandorle di Toritto e l’olio di Santeramo fatto a mano con olive del cognato.
Eleonora sarà presto di nuovo in Puglia.
ll prossimo lunedì dell’Angelo guiderà i partecipanti alla Pasquetta Wild – il cibo selvatico federiciano – ad Andria. Una usa intervista è possibile leggerla qui.