Il fagiolino dall’occhio nell’elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali

Il fagiolino dall’occhio (Vigna unguiculata [L.] Walp. subsp. unguiculata [L.] Walp.) è una leguminosa di origine africana distinta dal fagiolo (Phaseolus vulgaris L.) di origine americana. Si tratta di un ortaggio di cui si consumano esclusivamente i baccelli freschi preparati seguendo ricette tipiche delle tradizioni locali e che viene coltivato solitamente in piccoli appezzamenti di terra o in orti familiari.

La scheda predisposta dalla Regione Puglia ai fini dell’inserimento nell’elenco dei PAT riporta, per quest’ortaggio, il termine “Fagiolino dall’occhio” come denominazione, nonché i termini “Fagiolino pinto” e “Fagiolino di S. Anna” come nome geografico abbinato. Sono presenti, inoltre, altri quindici sinonimi e termini dialettali, anche se il nome locale “fagiolino pinto” identifica quest’ortaggio in quasi tutta la Puglia.

Il territorio interessato comprende l’intera regione, tuttavia il Fagiolino pinto è particolarmente noto ed apprezzato sui mercatini rionali della provincia di Bari, riscuotendo un discreto successo sia tra i consumatori più affezionati alle colture tradizionali, sia tra quelli attenti alle diete più bilanciate e che garantiscano maggiore sostenibilità ambientale.

Le antiche civiltà egiziana, greca e romana facevano già largo uso del Fagiolino dall’occhio, che i Romani chiamavano Phaseolus: il termine dialettale “pasuli” deriverebbe, infatti, dal latino volgare pasěolus, come riportato da Mario D’Elia a pagina 103 del testo “Capitoli della Bagliva di Galati-na” (1968), edito dalla Commissione per i testi di lingua, nonché, sempre dallo stesso autore, a pagina 322 del testo “Cenni sui problemi del bilinguismo greco-romanzo nel territorio galatinese (Terra d’Otranto) nel quattrocento”.

La scheda identificativa fornisce numerose informazioni che spaziano dalle caratteristiche botaniche e morfologiche all’utilizzo gastronomico, riportando anche la tecnica di coltivazione, raccolta e conservazione.

Per quanto riguarda le prove documentali necessarie a comprovare l’adozione di regole tradizionali ed omogenee inerenti la lavorazione e conservazione per un periodo non inferiore ai 25 anni, la scheda riporta informazioni storiche ed alcune fonti bibliografiche.

Le prime missioni effettuate da esploratori dell’Istituto del Germoplasma (ora Istituto di Bioscienze e Biorisorse) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dedicate esclusivamente al reperimento di varietà di Fagiolino pinto in Puglia, risalgono al 1986.

Nel libro Orticoltura, a cura di BIANCO V.V. e PIMPINI F. (1990, Patron editore, Bologna), è trattato in uno specifico capitolo il Fagiolino dall’occhio (pagine 657-662). L’autore è il prof. Vito V. Bianco, già ordinario di Orticoltura della Facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Bari.

Altri dettagli sui ritrovamenti di questa coltura e altri dati scientifici possono essere reperiti nelle pubblicazioni di seguito elencate (disponibili presso l’IBBR-CNR di Bari e il coordinatore del progetto BiodiverSO):

  • Padulosi S., Cifarelli S., Monti L., Perrino P. 1987. Cowpea germplasm in southern Italy FAO/IBPGR Plant Genetic Resources Newsletter, 71: 37.
  • Laghetti G., Padulosi S., Hammer K., Cifarelli S., Perrino P. 1990. Cowpea (Vigna unguiculata (L.) Walp.) germplasm collection in southern Italy and preliminary evaluation. In Cowpea Genetic Re-sources, Ng, N.Q. and Monti, L.M. (eds.), Thailand: Amarin Printing Group Co. Pp.46-57, ISBN 978 131 0537.

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