Fino a 50-60 anni fa, lungo la costa pugliese, soprattutto in provincia di Bari, l’acqua per l’irrigazione veniva prelevata da pozzi scavati a mano alla profondità di 10-15 metri e grazie ad un marchingegno di origine araba: la noria (in due forme dialettali, “a gégne” e “lu gegnu”). Un mulo bendato faceva girare una ruota dentata che azionava due grandi ruote parallele: la prima riceveva la spinta, la seconda muoveva una maglia di ferro munita di secchi. Questi si riempivano d’acqua quando raggiungevano il fondo del pozzo e la scaricavano poi nel punto di massimo sollevamento. Molte di queste norie sono finite nelle ville di pochi fortunati. Oggi le acque superficiali in prossimità del mare vengono utilizzate raramente, perché sono molto ricche di sale e spesso inquinate.
Biodiversità ed utilizzo della noria – BiodiverSO
In un Progetto in cui i protagonisti sono gli ortaggi e la loro diversità, risulta opportuno ricordare cos’è la noria. La noria è un impianto di estrazione dell’acqua dal sottosuolo. Secondo Reina (1964), le norie erano “disseminate prevalentemente lungo la fascia costiera, spesso ubicate a…