Le temperature più alte del solito degli ultimi mesi hanno determinato l’anticipo della produzione delle fave. E con le fave, anche sui mercati, è arrivata pure la succiamele delle fave, l’orobanche, la sporchia. Armando Polito, sul bel sito web della Fondazione Terra d’Otranto, ci offre l’origine del nome dialettale Spùrchia: la grandissima quantità di semi, che la pianta è in grado di produrre, deriverebbe dal termine latino *exporculàre = produrre come una piccola porca. I successivi passaggi semantici per traslato (facilità di riproduzione> carattere infestante>danno) avrebbero portato al significato che la voce ha assunto come sinonimo di sfortuna (“Quandu tice la spùrchia” = “Quando si parla di sfortuna”) e, come epiteto poco gratificante, quando è riferita a persona (per lo più è la mamma a farne le spese): “Ddha spùrchia ti màmmata “(“Quell’orobanche di tua madre”). E ancora: “Puerti ‘na spurchia sobbra!”, “No mi purtare spurchia!”, “Ce spurchia!”, nel senso di “iella”, “disdetta”.

Ma è vero che sui mercati esteri la pagano a peso d’oro?
sembra un asparago
Ottima ,nonostante la jella!
Che specie del genere Orobanche è questa?
Antonio Aló
Ricetta: Filetti di triglia scottati al timo, sporchia croccante, mousse di patate di Polignano, granella di nocciole al limone ed olio EVO
La succiamela é un nome fantastico
Buonissimo il risotto con le orobanche. …una leccornia!!!
Nel trapanese la chiamiamo ‘lupa’.
Nel mio dialetto la nea è chiamata tra qualche mese ne raccogliero anch’io un po’
Una delle prelibatezze inaspettate nei campi… La mia mamma me ne ha insegnato tanti segreti e ricette …
Buonissima.. In tutti i modi
Buonissima
Fritta e condita croccante..