Nel Salento sono note tre specie di cardo selvatico: una è denominata volgarmente “cardone” (Cynara cardunculus L.), una seconda è conosciuta semplicemente come “cardu riestu” o cardo mariano (Silybum marianum L.) e l’altra è il “cardo scolino” (Scolymus hispanicus L.).
A dispetto delle spine coriacee presenti su tutta la pianta, i cardi selvatici trovano spazio nella tradizione gastronomica salentina per la preparazione di squisiti piatti (“cardunnceddhi a stanatu”, “minescia di carduni cu lu cranurisu”, cardi fritti in pastella, minestra di cardi selvatici in brodo).
Dai frutti del cardo mariano si estrae la silimarina che protegge il fegato dalle tossine, stimola un enzima che fa da spazzino dei radicali liberi e ha effetti antinfiammatori e antiemorragici.
I cardi selvatici hanno come habitat naturale i campi incolti e i margini delle strade, nonché radure erbose e pascoli magri. Per il Progetto BiodiverSO sono in corso prove di domesticazione del cardo selvatico (https://biodiversitapuglia.it/cardo-selvatico-salentino/).
