Smilax aspera



Oggi vi proponiamo una storia presa dallo scrigno dei ricordi. Una ricetta partendo da qualcosa che è andato perduto. La nonna di Noci (BA) li chiamava “vuttacedd”: i germogli teneri di Smilax aspera (smilace, salsapariglia, stracciabrache, ecc.), che, come quelli della vitalba, del tamaro e del pungitopo, sono come dei viticci e si “avvitano” su altre piante, salendo dal sottobosco verso l’alto, per prendere la luce, per poi, crescendo, diventare “rametti”. Previa bollitura, se ne facevano frittate favolose, con le uova fresche.
La ricetta che vi proponiamo è una leccornia di Eleonora Matarrese:
Ingredienti: 4 uova, un mazzetto di germogli di vuttacedd, uno spicchio d’aglio, olio evo, sale q.b. (se piace anche un cucchiaio di parmigiano o cacioricotta grattugiato e uno di pangrattato)
Procedimento: sbianchire i germogli (far bollire acqua non salata e gettarli quando bolle per dieci secondi; scolarli e asciugarli), sminuzzarli e mescolarli con le uova, l’aglio a pezzettini e un pizzico di sale (se piace aggiungere anche parmigiano o cacioricotta e pangrattato). Friggere in olio ben caldo, facendo rosolare da una parte e dall’altra, o cuocere in forno fino a doratura della parte superiore.



Fonte

5 Commenti su “Smilax aspera”

  1. Attenzione al frutto però, che è velenoso. I cirri sono in effetti favolosi in frittata o sformato .

  2. Grazie, adesso so come usarla. Al mare nell’uliveto selvaggio ne ho in grande quantità. Ottimo legante per i muri in pietra delle fasce…

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