Il finocchio in Puglia: un documento interessante recuperato nell’archivio del prof. Bianco

Al fine di ricostruire la storia del finocchio in Puglia e di individuare varietà locali, è stata avviata un’indagine bibliografica presso l’archivio personale del prof. Vito Vincenzo Bianco, tuttora ospitato nel DISAAT. Analizzando la raccolta documentale, abbiamo ritrovato un estratto della relazione del prof. Pietro Caruso su “Stato attuale, problemi ed indirizzi tecnici della coltura del finocchio” tenuta alla Conferenza Nazionale per l’Ortoflorofrutticoltura di Napoli del 1967.

Il prof. Caruso riferisce dell’espansione della coltura del finocchio in Italia nei primi anni ’60, riportando la Puglia tra le regioni più importanti, con una particolare diffusione nella pianura Salentina centrale e nella parte costiera del litorale Barese (da Barletta a Monopoli), oltre alla Capitanata e all’entroterra tirrenico della provincia di Taranto. Nel testo si riferisce come la produzione pugliese fosse indirizzata in modo particolare verso i mercati del centro-nord Italia e dell’Europa centrale. Inoltre, un’interessante tabella riporta la partecipazione stagionale alla produzione di finocchio delle principali aree italiane, in cui quella di Bari compare come l’unica provincia presente sui mercati tutti i mesi dell’anno.

Il prof. Caruso spiega come il finocchio, della specie botanica Foeniculum vulgare var. dulce (Miller), si sia andato gradatamente evolvendo in differenti cultivar, costituite spesso da popolazioni assai impure, più o meno adattate ai vari ambienti colturali in funzione delle specifiche esigenze termiche e della resistenza alle basse temperature: ad esempio, ai tipi macrotermici (con più elevate esigenze termiche) apparterrebbe il “Gigante (o Grosso) di Sicilia”, ai mesotermici (con esigenze termiche intermedie) il cosiddetto “Gigante (o Grosso) di Napoli”, mentre ai microtemici (i meno esigenti, che sopportano moderatamente i freddi nel corso del ciclo vegetativo) il “Dolce di Firenze”, a cui sarebbero riferibili anche le tipologie “Mammouth”, “Dolce Bianco”, “Colossale” e “S. Michele”.

Con riferimento alla specifica situazione in Puglia, il prof. Caruso indica quali cultivar principali il “Gigante di Napoli”, il “Gigante di Sicilia” ed il “Mammouth”, oltre ad una serie di cultivar ‘locali’ per le quali però non sono forniti ulteriori dettagli; inoltre, si riporta come la produzione avveniva prevalentemente attraverso il ricorso a semente riprodotta in azienda, stimando l’auto-approvvigionamento all’80% nella provincia di Foggia, al 50% in quella di Bari, al 90% in quella di Lecce ed al 100% in quella di Taranto.

A cura di Vito BUONO

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