«I prodotti degli orti sono abbondantissimi e di buona qualità; cosicché Galatina può dirsi che provveda circa venti Comuni limitrofi di ottime verdure. Gli ortolani sono espertissimi e non secondi ad alcuni per l’industria e coltivazione degli ortaggi; cosicché gli altri Comuni si servono di essi per tali lavori (…). La coltivazione de’ melloni è abbondantissima nel territorio di Galatina, piantandosene centinaja di tomolate, di moggia nove ognuna; e tanta è la vendita che si fa di tale frutto, che i contadini pagano di affitto per ogni moggio anche grana ottanta per fare soltanto tale piantagione per un solo anno (…). Si provvedono di tal frutto molti paesi vicini; e si espongono al mercato sino a tutto gennajo, conservandosi quasi per tutto l’anno le meloncelle, che si hanno dalle stesse piante di mellone, per alleggerire la pianta e far ingrossare i due o tre melloni che si lasciano per la maturazione».
Così Tommaso Banna in una fonte del 1845 descrive l’agricoltura dell’ubertosa Galatina, famosa ancora oggi nel circondario per la fertilità e la produttività delle sue campagne.
A Galatina sono riconducibili due Prodotti Agroalimentari Tradizionali: la Cicoria e la Patata Sieglinde; quest’ultima è ora un prodotto DOP. Ma in un comune tanto florido, si trovano anche altri prodotti coltivati e consumati quasi esclusivamente qui. Tra questi, mi sono imbattuta in una particolare varietà di meloncella: la Meloncella tonda, prodotta e commercializzata da un discreto numero di agricoltori galatinesi.
Già Vito Mele mi aveva parlato di questo ortaggio, mostrandomelo in campo e offrendomi un po’ di notizie, ma la curiosità verso questa bellissima e ottima meloncella, mi ha spinta a intraprendere una ricerca sul campo più approfondita.
I dati raccolti sono incoraggianti, e confermano la particolarità di questa coltura e lo stretto legame con Galatina. In particolare, ho incontrato e intervistato Francesco Bramato, agricoltore di Noha (frazione di Galatina), che produce e commercializza ortaggi da una vita. I semi della Meloncella tonda riprodotti dal signor Bramato da più di 15 anni, sono quelli di un suo amico, che a sua volta li aveva avuti da un anziano contadino di Noha, oramai scomparso. Dalla sua testimonianza, si evince che la Meloncella tonda «si è sempre fatta a Galatina» in aridocoltura. «È la meloncella autoctona “nostra”, che si consuma solo su Galatina; fuori da Galatina, di Meloncelle tonde non c’è traccia, non ha mercato». Spostandosi di pochissimi chilometri troviamo altre varietà: a Soleto, ad esempio, si coltivava una varietà simile, ma più ovale e striata; a Corigliano c’era quella scura e così via: in questo modo, ciascuno ha la sua identità agroalimentare. Tra le meloncelle, Francesco coltiva le lunghe scure e le tonde. La semina è scalare, per avere il prodotto cadenzato. Il primo impianto viene fatto a fine marzo e la raccolta avviene quasi fino a settembre. Le Meloncelle tonde sono precoci, dall’aspetto vivido, buccia lucida, costolute e chiazzate di verde chiaro. La pianta è più contenuta rispetto a quella di altre varietà. Il peponide lasciato maturare per riprodurre i semi, diventa grande e giallastro, molto profumato.
Francesco Bramato coltiva e riproduce anche la Cicoria di Galatina, la otrantina e la leccese, chiamata “a scattuni”. «Dopo il tabacco – dice Francesco – ci siamo dovuti reinventare orticoltori, con tutti i rischi che questo comporta».
Sui semi, Francesco dice: «Ognuno ha i suoi, cosicché siamo gelosi dei figli, della moglie e dei semi!»
Tra le colture, spiccano i peperoni: «Questo è il Cornetto galatinese», mi dice Francesco. Il seme era andato perduto, poi Francesco lo ha recuperato da un amico di Leverano. Dice: «Esiste il Cornetto galatinese e quello otrantino. Il secondo è più allungato, mentre la varietà galatinese è più corta e grossa e ha una particolarità: ogni tanto, un esemplare “si arriccia”, il frutto, cioè, viene fuori dalla pianta ritorto. Quando diventano rossi, sono più dolci e buoni».
Francesco ha 52 anni e ha sempre fatto l’agricoltore, prima con suo padre, ora con la moglie. Conosce benissimo gli antichi usi, così come tutto il tessuto agricolo del circondario, con i suoi protagonisti giovani e meno giovani, di cui ci racconta notizie e curiosità. Ascoltandolo, ci si rende conto dell’enorme patrimonio di conoscenze che rischiamo di perdere.