Quando capita di pensare all’orticoltura convenzionale, la mente corre su campi perfettamente ordinati, con filari infiniti di una o pochissime specie vegetali. Questo però non è sempre vero: la creatività e l’ingegno dell’uomo hanno infatti dato origine ad un numero di tecniche piuttosto vario nel tempo in campo agricolo.
Nella comunità “Il Giardino della Gioia” di Torre Mileto, frazione turistica di San Nicandro Garganico (Fg), l’orto è infatti un vero e proprio giardino, disordinato ma estremamente affascinante, bello, colorato e profumato.
Nell’orto che i ragazzi hanno impostato non si ara più: ormai da cinque anni si coltiva su bancali di terra rialzati e pacciamati con una grande quantità di paglia. Il terreno ed i suoi microrganismi, mi spiega Diego, che nella comunità si occupa dell’orto, non vengono disturbati per permettere loro di vivere e svilupparsi arricchendo lo strato di coltivazione di sostanza organica considerando che anche le radici vengono lasciate nel terreno; sinergico perché l’orto è di fatto una famiglia, di specie vegetali chiaramente, in cui ognuno svolge un ruolo importante e fondamentale. “Le consociazioni sono alla base della buona riuscita dell’orto sinergico così come la sua bellezza” mi spiegano. All’ingresso del loro orto è facile imbattersi in profumi e colori. All’interno dello stesso bancale sono presenti leguminose per la fissazione dell’azoto, liliacee che tengono lontani batteri e insetti nocivi, brassicacee che svolgono un importante ruolo nella disinfezione del suolo ma anche tante piante aromatiche e arbusti di macchia mediterranea. Oltre ai classici ortaggi ci sono anche tanti fiori: calendula, nasturzio e salvia colorano ogni angolo dell’orto e sono circondati da un gran numero di insetti. Oltre ad essere utili, perché attrattori di pronubi e predatori, sono anche buoni: Radice, presidente dell’associazione culturale “Il giardino della gioia”, li usa infatti nell’alimentazione quotidiana per condire insalate e renderle così più appetibili e saporite.
Le regole del giardino “biodiverso” sono essenzialmente quattro: non arare; non concimare; non compattare il suolo e seminare insieme piante di specie diverse seguendo le consociazioni.
Un esempio di orto che rispecchia l’ideale della comunità dove esso cresce e dà buoni frutti. Il progetto comunitario, ampio e quanto mai coraggioso, mira all’autosufficienza alimentare, energetica (già raggiunta mediante l’autocostruzione di pannelli solari) e abitativa. Gli ecovillagisti vivono infatti nelle yurte, tende mobili tipiche delle popolazioni mongole e in cantiere c’è una casa in balle di paglia.
La sostenibilità e la permacultura passano dalla Puglia. Diversità biologica sì ma anche di valori e di stili di vita.
In bocca al lupo ragazzi!
