Gino Prontera è un agricoltore di Frigole, paese situato nella fascia costiera limitrofa alla città di Lecce, in una delle tante terre strappate alla macchia, dove la riforma fondiaria del secondo dopoguerra ha inciso profondamente sul paesaggio e sulla natura dei luoghi. La particolarità della sua produzione sta nel fatto che egli coltiva cicorie selvatiche, le classiche cicurieddhe che si raccolgono allo stato selvatico da fine ottobre a febbraio. L’idea di Gino nasce nel 1984, quasi per accontentare la moglie desiderosa di avere un rifornimento stabile di questa preziosa verdura; pratica così le prime semine su piccoli riquadri di terreno, irriga d’estate e si accorge presto della forte richiesta da parte di fruttivendoli e mediatori; spunta prezzi interessanti soprattutto quando si abbassa la raccolta spontanea negli incolti e nei coltivi a riposo.
Comincia così il percorso nuovo nella vita lavorativa di Gino; arriva agli attuali cinque ettari coinvolgendo anche il fratello nell’investimento, entra nella tranquillità e stabilità del reddito di una coltura autoctona, poco esigente soprattutto dal punto di vista nutrizionale. La raccolta avviene tramite taglio basso al colletto della pianta appena sotto la rosetta basale delle foglie: in questo modo le piante continuano ad emettere nuovi getti e produrre per due-tre anni. Alla fine di questo ciclo si arano i campi e si ritorna al seme. I nuovi esemplari, tuttavia, non provengono da semente prodotta in campo; i semi vengono recuperati in natura, da esemplari del tutto selvatici e questo perché con il passare del tempo la pianta si ingentilisce e perde le sue caratteristiche di rusticità. In pratica entrerebbe nel processo di domesticazione che proprio Gino non vuole perché ha capito, negli anni, che deve mantenere l’equilibrio tra il selvatico ed il coltivato per soddisfare la richiesta.
La raccolta del seme avviene quindi alla fine dell’estate; i fasci delle infiorescenze vengono essiccati e poi gli involucri sgranati meccanicamente. Il materiale così ottenuto viene sparso sul letto di semina e leggermente pressato con l’aiuto di un rullo. Negli anni, Gino ha sperimentato semi provenienti anche dalla zona di Latina dove si effettuerebbe una coltivazione analoga, ma gli ecotipi provenienti da questa zona sono più fibrosi e meno saporiti, anche se nettamente più produttivi; perpetuare gli esemplari nostrani è stato più lungimirante ed ha portato sostegno economico alla famiglia, un lavoro dignitoso ad un dipendente e a 4/5 stagionali nei periodi di massima raccolta.
Oggi Gino Prontera impegna oltre 5 ettari di campo per questa coltura; incastonati nella folta coltre di arbusti della macchia relitta sui margini e sulla roccia affiorante, i suoi seminativi entrano nella rotazione con un’altra coltura di estremo interesse in questo comprensorio che è la batata.
E’ questa infatti l’atra pianta nella quale il signor Prontera è specializzato. La “Rossa di Frigole”, una varietà locale di Ipomoea batata, presente da almeno cinquanta’anni nella zona. La patata zuccherina rappresenta per il nostro saggio agricoltore l’integrazione al reddito che primariamente è costituito dalla cicoria selvatica.
Il ciclo di produzione della batata comincia a marzo, quando si preparano i semenzai. Le giovani piantine vengono poi messe a dimora, disposte in file ed irrigate a goccia per tutta l’estate. La raccolta avviene da fine agosto fino a tutto settembre.
La zona di Frigole era fino agli anni ’50, prima delle grandi bonifiche, una fascia costiera piana e disabitata nella quale alla macchia si alternava la palude. I terreni ricavati sono quindi risultati adatti alla patata zuccherina che da allora si coltiva. Due varieta, la “Rossa” e la “Bianca”, hanno trovato il favore degli agricoltori. Molto richiesta ed apprezzata sul mercato locale, la patata zuccherina (o patata dolce, batata, batana, patàna, taratùfulu, ecc.) è ricca di minerali, vitamina C e antiossidanti. Nel leccese viene preparata al forno o fritta in una leggera pastella e cosparsa di zucchero.
Dall’amaro gradevole della cicorieddha alla dolcezza naturale della batata, Gino ha avuto ancora un’altra idea; ancora una volta direttamente dal selvatico al coltivato: la ruchetta selvatica. Forse meno originale della cicoriella ma pur sempre un altro investimento nel suo stile. Anche qui dai semi “selvatici” di Diplotaxis tenuifolia; Gino comincia quest’anno una coltivazione in serra fredda; forse un’altra intuizione maturata tra le bonifiche di Frigole.
La saggezza contadina, a volte, anticipa e bypassa gli indirizzi e le strategie del mercato agricolo dominante.
Di Francesca Casaluci e Francesco Minonne
- Gino Prontera con un fascio di cicurieddhe
- Gino Prontera con un fascio di cicurieddhe
- Gino Prontera nel suo campo di cicurieddhe
- Particolare dei semi di cicoria selvatica
- Cicurieddhe appena raccolte
- Fasci secchi di infiorescenze di cicoria selvatica
- La patata zuccherina “Rossa di Frigole”
- La cernita della patata zuccherina
- Giovani piantine di rucola
- Giovani piantine di rucola
Complimenti per il bellissimo progetto, sarei molto lieto poter collaborare con voi, io sono un piccolo nel mio agricoltore già da giovane età appassionandomi sempre più alla terra. Vorrei chiedervi se ci sarebbero dei fondi o come potrei essere aiutato o esservi di aiuto. Ant.Grazie
Tanto lavoro,tanta dedizione e tanto amore per la sua passione piu’ grande. Complimenti mister cicureddra
custode di storia e sapori. una risorsa per il futuro. grazie Sig. Gino Prontera.