Giovani che tornano all’agricoltura: ricomincio … da tre!

In questi ultimi anni, sempre più numerosi sono i giovani che cercano nuova occupazione nel settore agricolo. La crisi dell’edilizia, dei lavori pubblici e delle piccole industrie (come ad esempio il calzaturiero) ha messo in ginocchio l’economia del Salento leccese, territorio che in questi ultimi anni si stava riscattando da un’immagine improntata fortemente sulla sua vocazione agricola.

I giovani ritornano a coltivare le campagne dei padri ormai anziani o addirittura dei nonni, con l’intelligenza volta alle regole del mercato, al rispetto della produzione senza fertilizzanti chimici o pesticidi, ma con l’orecchio volto a recepire le regole dei vecchi contadini che “conoscono la terra”, loro compagna di vita e di sostentamento. Dagli anziani apprendono i calendari di coltivazione ma, soprattutto, quali varietà adottare affinché quelle campagne rimaste “alla scersa” (non coltivate) tornino ad essere produttive ed ubertose.

Questa è anche la storia del giovane Signor Giuseppe di Tricase che, abbandonate ruspe e motopale, è diventato un agricoltore. In pochi anni, ha allargato la superficie colturale affittando terreni abbandonati; rispetta le regole della rotazione colturale, chiede consigli e delucidazioni per la coltivazione in purezza, per i fertilizzanti più idonei da utilizzare, ricerca egli stesso le varietà locali proponendole al suo giro di consumatori, ancora ristretto ma di buon gusto!
Già da qualche anno, Giuseppe coltiva la varietà “catalogna bianca di Tricase”; in agosto, ha realizzato il primo campo colturale con circa 3000 piantine, che sono arrivate in produzione per novembre-dicembre; in ottobre, ha realizzato il secondo ed in novembre il terzo, con circa 500 piantine per ognuno: entrambi stanno arrivando in produzione in questi giorni; l’ultima parcella l’ha realizzata in gennaio, con 300 piantine: garantirà il prodotto sino a marzo-aprile. Le colture di catalogna bianca sono molto sensibili al freddo e le gelate di dicembre-gennaio hanno fortemente compromesso il raccolto, infatti altri agricoltori del paese non hanno disponibilità di tale prodotto: “Speriamo che arrivino i venti da Scirocco!”, mi dicevano quando ricercavo i campioni per la caratterizzazione morfometrica. Sta diventando consuetudine sostituire questa varietà con la “cicoria di Galatina” o con le “baresi” (appellativo generico dovuto alla localizzazione delle ditte sementiere che le forniscono), perché più resistenti; ciò rende la “Catalogna bianca di Tricase” ancora più fragile!

 

 

 

 

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