Proseguendo le attività di prospezione territoriale alla ricerca di varietà locali di interesse per il progetto BiodiverSO, abbiamo visitato l’azienda agricola di Giovanni D’Attolico, ubicata nell’immediata periferia di Bari, a breve distanza dall’aeroporto cittadino. Giovanni è un tipico orticoltore “barese” che produce una serie di ortaggi tradizionali che poi commercializza al mercato ortofrutticolo di Bari. Nell’ospitarci in azienda, Giovanni ci mostra con un certo orgoglio il suo campo, in cui file di bietole, cicorie, finocchi, cavoli, fave e patate si alternano tra loro contribuendo a creare uno scenario di “biodiversità orticola” tipico delle piccole aziende agricole dell’hinterland barese.
Riprodursi il seme, selezionando le piante migliori
Giovanni ci racconta che da quasi sessant’anni riproduce la semente dei suoi ortaggi, proseguendo un percorso avviato già da suo padre negli anni ’50-60 del secolo scorso, probabilmente a partire da scambi di semi avvenuti a quei tempi con altri orticoltori locali o da alcune vecchie varietà acquisite da altre zone di produzione.
All’interno del campo, Giovanni ci mostra diverse piante destinate alla produzione di seme, tra cui ad esempio alcune piante di finocchio della varietà “nostrale” barese, le cui radici stanno formando (dopo il taglio del grumolo) alcuni ‘ricacci’ destinati a produrre dapprima le ‘ombrelle’ fiorali e poi il seme. A poca distanza, Giovanni ci mostra alcune file di cicoria catalogna del tipo “di Molfetta”, con le piante che iniziano ad allungare gli steli fiorali per prepararsi alla fase riproduttiva.
Proseguendo, notiamo alcune file della tipica bietola da costa della varietà “barese”, normalmente raccolta quando le piante hanno ancora una piccola taglia, e di cui Giovanni riproduce il seme facendo molta attenzione ad evitare la vicinanza con i campi di bietola “da orto” (a radice rossa) che porterebbe ad indesiderate fecondazioni incrociate dovute ad insetti impollinatori ed al conseguente “inquinamento” del seme.
Fuori dal campo, invece, Giovanni ci mostra dei ‘mazzi’ di racemi di cima di rapa “novantina”, accuratamente distesi su un panno bianco, con i frutti (le ‘silique’) in fase di essiccamento al sole, dai quali otterrà il seme attraverso la successiva trebbiatura manuale.
Giovanni, un custode della ‘Cima di Cola’ barese
Isolate all’interno del campo, Giovanni ci mostra alcune piante di una varietà locale di cavolfiore, detta “Cima di Cola” o cavolfiore verde “barese”, una varietà molto apprezzata sul mercato locale e sufficientemente resistente alle principali avversità, e di cui dispone di varie selezioni adattate ai diversi cicli di coltivazione. In particolare, le piante che osserviamo sono in fase di fioritura ed inizio di formazione delle silique, destinate a produrre il seme da impiegare per le semine autunnali e successiva raccolta invernale (gennaio-marzo). Al contempo, Giovanni ci racconta di aver già raccolto il seme da destinare alle semine primaverili (maggio) che forniranno la produzione estiva (agosto).
Nell’ambito del progetto BiodiverSO, la varietà “Cima di Cola” è stata già segnalata in relazione al suo recente inserimento nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT). Il territorio interessato alla sua coltivazione è quello della provincia di Bari, dove tuttavia si stima vi siano pochissimi ettari a coltura e limitati a piccoli appezzamenti. Essendo pertanto una risorsa genetica regionale a rischio di estinzione, la Regione Puglia ha inserito anche questa varietà tra quelle meritevoli di attenzione e tutela nell’ambito del recente bando di sostegno per gli agricoltori custodi del PSR 2014-2020 (Sottomisura 10.1. – Operazione 10.1.4. Tutela della Biodiversità Vegetale).
- “Ricacci” al colletto di una pianta di finocchio della varietà “nostrale” barese, sui quali si formeranno le infiorescenze destinate alla produzione del seme.
- Piante di cicoria catalogna che iniziano la formazione degli scapi fiorali.
- Piante di bietola da coste della varietà “barese” che sono destinate alla produzione di seme.
- Infruttescenze (racemi di silique) di cima di rapa “novantina” tagliate e raggruppate in mazzi, esposte al sole per l’essiccamento prima della trebbiatura manuale e della separazione del seme.
- Nell’azienda del sig. Giovanni D’Attolico, le file dei diversi ortaggi si alternano tra loro, contribuendo a creare un tipico scenario “biodiverso”.
- Una pianta di cavolfiore della varietà “cima di cola” barese isolata per la produzione di seme, nella fase di formazione iniziale delle silique (frutti).
- Una pianta di cavolfiore della varietà “cima di cola” barese isolata per la produzione di seme, nella fase di fioritura.
(Autori Vito Buono e Ettore Fistola)
questo articolo è per me struggente. mia madre ha coltivato ortaggi che vendeva porta a porta a sue clienti affezionate in un piccolo comune barese e la ricordo nel fare le medesime operazioni di selezione dei semi. era molto gelosa di questa operazione. quando non fu più in grado di svolgere questa occupazione fu un gran dolore. coltivare la terra, produrre ortaggi buoni e sani da rivendere alle sue clienti era la sua cura. bravo Giovanni
Anche la tua testimonianza colpisce. Grazie.