Il ‘Carciofo bianco di Fasano’: se i carciofi antichi sono buoni ed ecosostenibili, perché non ce li mangiamo?

A metà strada tra Fasano e la ridente frazione di Laureto, c’è un’azienda agricola biologica dove, oltre a maestosi ulivi secolari da cui si estrae un olio extravergine di alta qualità, si possono ancora ritrovare in coltivazione numerose piante di un’antica varietà di carciofo. Ben allineate e regolarmente spaziate lungo una sola fila di oltre un centinaio di metri, sembrano essere state messe apposta lì a testimoniare il paziente lavoro di chi le ha coltivate con particolare cura e attenzione. Le testimonianze raccolte sulla storia di queste piante concordano tutte tra loro e confermano l’ipotesi che le annovera tra le varietà più antiche e tradizionali della zona. Un anziano agronomo di ben 87 anni, più che esperto e vero appassionato del mondo rurale del comprensorio fasanese, l’ha immediatamente riconosciuta come la varietà più apprezzata e diffusa in zona molto prima dell’introduzione in Puglia delle varietà coltivate in modo più intensivo. Prima cioè dei carciofi di provenienza siciliana, come il catanese, il brindisino e il molese, oppure di quelli di derivazione francese, come il “Violetto di Provenza”. E poi c’è Pasquale Grassi il titolare di questa azienda agricola che afferma di aver scelto deliberatamente di continuare a coltivare questi carciofi, non solo per motivi affettivi (sono stati messi lì da suo nonno più di 60 anni fa), ma soprattutto per le loro caratteristiche di ottimo sapore e di particolare tenerezza. Tanto da fargli dichiarare che: “Sott’olio sono veramente speciali ed impareggiabili, niente a che vedere con gli altri carciofi”. Anche l’aspetto del capolino di questi carciofi presenta caratteri particolari: la forma è molto allungata, quasi perfettamente triangolare e termina in alto con una piccola punta spinosa dalle sfumature rossastre che sembra sporgere un po’ oltre il limite del suo profilo triangolare; il colore è di un verde caldo molto chiaro, che solo verso la parte più bassa delle brattee lascia il posto ad una macchia di violetto intenso. Il portamento della pianta è quasi assurgente e le sue foglie sono strette ed allungate e di colore verde chiaro. Ma, soprattutto, il carciofo “Bianco di Fasano” sembra resistere bene alle aggressioni sia di natura biotica che abiotica, tanto da non comportare da parte del titolare alcun tipo di intervento se non quello meccanico. Insomma, oltre ad essere una varietà della tradizione tramandata di generazione in generazione, grazie al paziente lavoro di Pasquale, ed oltre ad essere di buona qualità, è perfino ecosostenibile!

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Il carciofo “Bianco di Fasano”
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La pianta del carciofo “Bianco di Fasano”
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Pasquale Grassi nel suo uliveto con il carciofo di Fasano

 

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