Il Cucummaru di San Donato nell’elenco nazionale dei PAT

San Donato è un paese della cosiddetta “Valle della Cupa”, una lieve depressione di un bacino alluvionale di origine carsica. La Terra d’Otranto è da sempre una grande produttrice di Cucurbitacee in genere, e di meloni in particolare, tanto che se ne trovano in grande varietà. Il “Cucummaro di San Donato” fa parte della grande “famiglia” delle meloncelle: meloni che si consumano allo stato immaturo, diffusissimi in tutta la provincia e caratterizzati da grande variabilità per nome, forma, dimensione, colore, epoca di maturazione, etc.

San Donato, fino agli anni ’50, era famoso in tutto il circondario per la copiosa produzione di questo prodotto, che giungeva a maturazione verso maggio, distinguendosi dunque come una primizia. I sandonatesi ricordano bene come, proprio a maggio, il paese fosse tutto in subbuglio, per il gran commercio che si faceva del Cucummaro e che vedeva arrivare in paese compratori da tutta la provincia e talvolta da più lontano.

Nella scheda predisposta dal progetto BiodiverSO ai fini dell’inserimento nell’elenco dei PAT, quest’ortaggio viene descritto come un melone che viene consumato allo stato immaturo, di forma allungata, colore verde chiaro con screziature longitudinali più scure, che possono apparire in intensità variabile ed una leggera peluria. La pianta è di buona produttività e la fruttificazione è precoce rispetto ad altre meloncelle locali. Il sapore di questo ortaggio è dolce e aromatico, lo si consuma crudo perlopiù in insalata.

Le fonti documentali per comprovare l’adozione di regole tradizionali ed omogenee inerenti la lavorazione e conservazione per un periodo non inferiore ai 25 anni, sono particolarmente numerose, a riprova della storicità della produzione legata al comune di riferimento.

Già nella “Corografia di Terra d’Otranto” del 1879, l’Arditi riporta, nella voce San Donato, testuali parole: «la sua specialità, l’industria più simpatica e lucrativa degli agricoltori, sono le granate e i cocomeri».

Giovanni De Blasi, in “Caleddra – Origini e storia di San Donato di Lecce” – G. de Blasi, 1990, Galatina, scrive: «Il soprannome di “Paese te li Cucummari”, S. Donato di Lecce se lo vede attribuire dai compratori di cucummari che ogni mattina all’alba venivano con i carretti da Lecce e da città più lontane, per comprare lo squisito cucummaro locale, primizia che soltanto gli ortolani del nostro paese sapevano coltivare e far maturare ai primissimi caldi primaverili, in un’epoca in cui le serre climatizzate attuali dovevano ancora essere inventate».

E ancora, nel 2004 in “Il paese dei cucummari” – G.de Blasi, San Cesario, scrive: «Fino al 1940, San Donato di Lecce fu rinomata per alcune sue particolari produzioni, agricole propriamente dette, o collegate all’agricoltura. Fra le produzioni agricole, la principale di esse, che ci fece conoscere nel circondario, a Lecce e in località più lontane della Calabria e della Lucania, ci fu quella dei “cucummari”. (…) Altri paesi li produssero, (…) ma giungevano sui mercati quando i cucumis flexuosus di San Donato vi erano già giunti da un pezzo. La piazza di San Donato, dalla fine di aprile a tutto maggio, si riempiva di contadini che portavano a vendere i loro cucummari, e di compratori che con i loro traini venivano a comprarli anche da pesi lontani».

Fino a qualche anno fa, si teneva una Sagra dedicata a questo prodotto. Oggi non più, anche se un certo lavoro di recupero si sta avviando per conto del Museo della Civiltà Contadina e di agricoltori locali.

 

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