La biodiversità è un complesso di comunità di piante, animali e microrganismi in continua evoluzione, che interagiscono con l’ambiente e l’azione dell’uomo. È dimostrato che gli ecosistemi con maggior numero di specie si conservano meglio. Anche per questo l’UE vuole ridurre entro il 2020 gli elevati tassi di estinzione delle specie e ripristinare il più possibile gli ecosistemi naturali.
In accordo con il Trattato Internazionale sulle Risorse Genetiche Vegetali per l’Alimentazione e l’Agricoltura (RGV), nel progetto “Biodiversità delle specie orticole della Puglia” (BiodiverSO), che rientra nel Programma di Sviluppo Rurale per la Puglia – FEASR 2007-2013 (Reg. CE. 1698/2005) – Misura 214, Azione 4 Sub azione a) “Progetti integrati per la Biodiversità”, faremo riferimento a due RGV: le varietà coltivate e le specie spontanee. Una varietà coltivata si riproduce per seme o per propagazione vegetativa e rappresenta una popolazione variabile, comunque ben identificabile e che usualmente ha un nome locale; non è stata oggetto di un programma organizzato di miglioramento genetico, è caratterizzata da un adattamento specifico alle condizioni ambientali e di coltivazione di una determinata area ed è strettamente associata con gli usi, le conoscenze, le abitudini, i dialetti e le ricorrenze della popolazione umana che l’ha sviluppata e/o continua la sua coltivazione. Invece, le specie spontanee sono specie che non hanno subìto il processo di domesticazione, non sono quindi coltivate, ma vengono utilizzate dall’uomo per scopi alimentari.
A tutt’oggi, sul territorio pugliese non è stata effettuata un’indagine capillare e sistematica delle RGV ortive presenti. Le azioni di conservazione del germoplasma sono spesso affidate alle iniziative di singoli agricoltori che tramandano semi o altre parti di pianta di generazione in generazione, e alla conservazione ex situ che viene normalmente praticata da enti pubblici, quali CNR ed Università. La rivalutazione di genotipi di varietà locali e/o il loro risanamento possono ampliare la base genetica del comparto orticolo consentendo migliore tolleranza agli stress biotici e abiotici, per salvaguardare la salute del consumatore e l’ambiente, nonché per valorizzare alcune produzioni tipiche pugliesi.
L’Italia, e la Puglia in particolare, rappresenta il centro di domesticazione e/o diversificazione di alcune colture, quali ad esempio alcune Brassicacee, carciofo, melone, ecc. La Puglia è particolarmente ricca di varietà coltivate di ortaggi: carota di Polignano e di Sant’Ippazio, tra le Apiacee; cipolla di Acquaviva e di Margherita, tra le Liliacee; cavolfiore, cavolo broccolo – cima nera, cavolo riccio, mugnoli – e cima di rapa, tra le Brassicacee; melone immaturo – carosello e barattiere – e d’inverno, tra le Cucurbitacee; cicoria – di Molfetta, di Galatina, di Otranto – e carciofo, tra le Asteracee; il pomodoro Regina ed il pomodoro di Manduria, tra le Solanacee. Alcune di queste varietà coltivate sono state incluse nell’allegato 8 del PSR Puglia 2007-2013, che comprende 14 varietà locali di ortaggi a rischio di estinzione genetica (di cui solo sei hanno ricevuto domanda di aiuto da parte di agricoltori custodi), altre sono inserite tra i Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT).
La principale finalità del progetto integrato BiodiverSO è quella di contribuire a raggiungere una significativa riduzione del tasso attuale di erosione della biodiversità delle specie orticole pugliesi intervenendo su tutte le varietà locali riportate nell’allegato 8 del PSR Puglia 2007-2013 (e quindi su cavolfiore, cavolo broccolo, carciofo, pomodoro, batata, carota, cicoria, melone), nonché su carosello, barattiere, cima di rapa, cicoria catalogna, cipolla, carota di S. Ippazio, meloni invernali, bietola da coste e fagiolino dall’occhio.
Dopo aver reperito sul territorio pugliese le risorse genetiche orticole a rischio di erosione genetica, esse saranno catalogate (mediante strumenti informatizzati), conservate e caratterizzate.
Al codice identificativo dell’accessione saranno abbinate altre informazioni (luogo di raccolta, agricoltore o altro detentore, ecc.), ovvero i cosiddetti “dati di passaporto”. Tutti questi dati consentiranno di identificare in modo univoco un’accessione, al fine di evitare casi di omonimie, sovrapposizioni e altri elementi di confusione. Un elemento di confusione, sia per accessioni sia per varietà locali, è la loro denominazione. Talora, infatti, non si applica un’unica denominazione ad una certa risorsa, bensì numerose denominazioni (sinonimi), o viceversa si utilizza lo stesso nome per indicare risorse diverse (omonimi).
Nel Progetto sarà applicata una strategia integrata, che include, con reciproco supporto, la conservazione ex situ, in situ e on farm.
La conservazione ex situ, oltre a garantire l’uso del germoplasma, avrà il ruolo di salvaguardare dall’estinzione le varietà minacciate di scomparsa per poterne tentare una successiva reintroduzione. Ad esempio, nel caso del melone di Gallipoli, del melone di Morciano e del pomodoro di Morciano la conservazione ex situ diventa lo strumento obbligatorio di conservazione, perché queste popolazioni sensu lato non sono più coltivate a causa degli effetti dell’attività antropica, ed in particolare dell’introduzione di varietà moderne.
La conservazione ex situ delle piante sarà realizzata con modalità differenti: collezioni di piante in campo (campi catalogo di cima di rapa, cipolla, cicoria catalogna, carosello, barattiere, pomodoro Regina, bietola da coste e giardino alimurgico), collezioni di semi mantenute “in doppio”, dall’IBBR-CNR e dal DISSPA-UNIBA, nelle loro banche di semi, collezioni di materiale di propagazione mantenute in vitro (per le varietà locali di carciofo e di batata leccese, che si propagano vegetativamente, e le varietà di melone di Gallipoli e di Morciano, a rischio di estinzione), dal DISAAT-UNIBA, in condizioni di crescita rallentata, per consentire di mantenere il materiale in condizioni di sanità, in spazi ridotti e a basso costo.
Le fasi in cui si espliciteranno l’organizzazione e il monitoraggio della conservazione in situ/on farm saranno le seguenti:
1. raccolta di informazioni sulle varietà locali esistenti (inventario) e raccolta di materiale di propagazione destinato alla conservazione di sicurezza ex situ e all’attività di caratterizzazione;
2. individuazione delle aree da destinare prioritariamente a conservazione in situ/on farm (scelta delle aree dove attuare, con priorità, attività di promozione, organizzazione e monitoraggio);
3. caratterizzazione e valutazione della distinguibilità delle varietà locali;
4. valutazione della dimensione delle popolazioni e della struttura genetica delle varietà locali mantenute in situ/on farm;
5. costruzione e gestione di un sistema informativo relativo all’opera di conservazione in situ/on farm, realizzazione e gestione di questo sito internet.
L’obiettivo della conservazione in situ/on farm sarà quello di mantenere l’utilità attuale e potenziale delle risorse genetiche per soddisfare i bisogni delle generazioni attuali e di quelle che verranno, intervenendo anche nelle aziende dei cosiddetti agricoltori custodi, per tutelare i diritti degli agricoltori.
Particolare attenzione sarà rivolta dall’OP San Rocco agli aspetti fitosanitari della meloncella, con analisi del comportamento verso le più importanti fitopatie che costituiscono un fattore limitante la diffusione della coltura, mentre il vivaio F.lli Corrado selezionerà i genotipi di pomodorino manduriese più interessanti sotto il profilo della tolleranza nei confronti dei ceppi RB di TSWV e di altri fitovirus economicamente rilevanti per il pomodoro, nonché le varietà di carciofo che saranno risanate dalle infezioni virali secondo il protocollo più idoneo per porre in conservazione in ambiente protetto i cloni esitati.
La corretta identificazione dei materiali, che diventa fondamentale per la rispondenza fra una certa identità genetica e un certo nome, sarà assodata dopo caratterizzazione morfologica e molecolare.
La caratterizzazione morfo-agronomica interesserà tutte le varietà locali prese in considerazione, mentre quella genetica riguarderà: cipolla di Margherita, cipolla di Acquaviva, carosello, barattiere, melone invernale, pomodoro di Manduria (mediante deep sequencing), carciofo (una delle varietà risanate mediante deep sequencing da effettuarsi prima e dopo il risanamento), ecc.
Il sistema delle conoscenze sarà rafforzato mediante la formazione di un’efficiente rete regionale della biodiversità che metterà in relazione contadini-custodi (detentori delle varietà locali), aziende agricole, stakeholders (agriturismi, industria agroalimentare, ristorazione), enti locali preposti alla valorizzazione delle risorse ambientali, culturali e storico-architettoniche. Il tutto, sarà finalizzato ad una riqualificazione del territorio sia dal punto di vista ambientale che economico, con microfiliere che saranno di supporto a quelle già esistenti.
L’integrazione delle diverse azioni e metodologie che saranno sviluppate nell’ambito del Progetto permetterà di ottenere una serie di strumenti fruibili per tutti, al fine di promuovere le conoscenze sull’inestimabile patrimonio di agrobiodiversità orticola della Puglia e per aumentare la consapevolezza che la tutela delle risorse genetiche è essenziale.