Avendo riferito della partecipazione di BiodiverSO all’XI Convegno nazionale sulla biodiversità, che si è tenuto a Matera il 9 e 10 giugno 2016, dopo aver mostrato i poster che abbiamo presentato, segnaliamo anche le tre comunicazioni orali tenute dai partner del Progetto.
Iniziamo con la comunicazione orale “Indagine storico-territoriale sulla biodiversità orticola in Provincia di Foggia” tenuta da Giulia Conversa in collaborazione con Nello Biscotti, Anna Bonasia e Antonio Elia del Dipartimento di Scienze Agrarie, degli Alimenti e dell’Ambiente dell’Università di Foggia
La relazione ha riferito l’eterogeneità pedoclimatica del territorio della provincia di Foggia, segnalando come, a partire dalla seconda metà del ‘700 fino a tempi più recenti, l’attività orticola può essere documentata su tutto territorio, con particolare riferimento a prodotti quali meloni, cipolle, agli, pomodori, melanzane e zucche ottenuti a San Severo, Cerignola, sugli arenili di Vieste, Peschici, Manfredonia, Zapponeta, Margherita di Savoia e Barletta. Diffusa anche la raccolta di specie spontanee come lampascioni, ferule, cicorie, senapi, cardoncelli, asparagi selvatici e capperi, oggi alla base della preparazione di piatti tipici (‘fogghie mischiate, carduncieddi e pan cotto’).
L’ indagine condotta nell’ambito del progetto BiodiverSO ha consentito di individuare nei territori del Gargano, dei Monti Dauni e della fascia costiera, da Barletta a Rodi, le aree più ricche di biodiversità orticola. Delle oltre 50 popolazioni segnalate, ne sono state reperite 40, quasi tutte ad elevato rischio di estinzione. La maggiore biodiversità è stata riscontrata per il pomodoro, con prevalenza di varietà ad accrescimento determinato con frutti di colore rosso o giallo, destinati anche alla conservazione in ‘serte’ fino al successivo inverno/primavera. Interessante è il pomodoro ‘a canced’, un insalataro ad accrescimento indeterminato, coltivato in irriguo negli agrumeti storici del Gargano. Altrettanto degna di nota è la coltivazione di tipologie di patata a buccia rosa e rosso-violaceo, in diversi centri interni del Gargano (anche nelle radure dei boschi) e dei Monti Dauni, considerate dei residuali delle popolazioni introdotte nella prima metà dell’800.