La banca semi di Antonio Nocco

Avevamo già conosciuto Antonio Nocco durante le esplorazioni in agro di Martano (Lecce) nell’inverno del 2016, quando ci aveva sorpresi con la sua produzione di “pestanache”. Sotto la caligala estiva, non si distinguono bene le colture ormai sfiancate dal sole, ma sotto le foglie secche ed ingiallite si trova ancora qualche meloncella, che in dialetto locale chiamano “spurella” (del gruppo “spureddha leccese”), i rossi pomodori e qualche zucca ormai in avanzato stadio di maturazione. La delusione viene subito azzerata quando Antonio Nocco ci fa vedere la sua “banca dei semi”, una scatola che tira fuori a mò di scrigno prezioso da sotto un accatastamento che solo lui può gestire; con calma, ad uno ad uno, con delicatezza, tira fuori le buste ed i barattoli di vetro dove conserva i semi delle varietà a lui più care, che produce per il gusto proprio e della sua famiglia. Ci fa vedere la semente della “rapa natalina”, della zucca “genuìsa”, delle “spurelle”, dei “sanàpi”, della “pestanaca”, che ha seminato proprio in questi giorni, e di tante altre varietà delle quali non è sicuro perché gliele hanno passate altri contadini. In questa annata così calda e siccitosa, la produzione degli ortaggi è già al termine; molti contadini stanno ritardando la realizzazione dei semenzai e la semina di colture autunno-vernine per non avere insuccessi e quindi spreco di semente.

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