La coltivazione della Batata a Calimera

La Batata, o Patata dolce, è un tubero tradizionalmente coltivato nella provincia di Lecce. Grazie ad alcuni documenti, siamo in grado di stabilire l’anno esatto di introduzione in Terra d’Otranto di questa coltura originaria dell’America. Nel “Bollettino mensile della Camera di Commercio, industria e agricoltura di Lecce[1] del gennaio 1951, si legge: «In Italia, la patata dolce, secondo Targioni Tozzetti, fu fatta coltivare la prima volta a Firenze nel 1630 da Ferdinando II. (…) La patata dolce, che tanta importanza ha avuto per le nostre popolazioni nei momenti di strettezze alimentari, è stata introdotta nel leccese nel 1842, dall’agronomo Gaetano Stella che, importati alcuni tuberi dall’Orto Botanico di Napoli, li piantava nella nostra Villa Comunale, raccogliendone poi il prodotto alla presenza delle Autorità cittadine.»

Un altro documento del 1843 denominato “Della Batata Dolce, Convolvulus Batatas[2] scritto proprio dal detto Gaetano Stella, Segretario della Società Economica di Terra d’Otranto, descrive con dovizia di particolari l’episodio, riportando puntuali informazioni su ciclo colturale, tecniche agronomiche, terreno ideale e concimazione, raccolta, conservazione, etc. di questo dolce tubero venuto dal Nuovo Mondo. L’esordio di Gaetano Stella sembra l’incipit di una fiaba, che ci riporta direttamente in una Lecce ottocentesca, sedotta dal fascino per l’esotico che in  quel tempo storico si accendeva in tutta Europa:

«Sin dal 1826, epoca nella quale fui incaricato  a stabilire e dirigere la pubblica Villa di Lecce innanzi la Casa della Intendenza, concepii l’idea di avere accanto di tale stabilimento una piccola Flora esposta nel mezzogiorno del clima di Lecce, onde coltivare e moltiplicare qualche pianta esotica di paesi caldi che sulle prime s’introduce in un giardino per semplice diletto, e che poi diventa oggetto importante di coltivazione Agraria quando trova delle circostanze favorevoli alla sua vegetazione: ed è inutile che io dica a voi quante piante esotiche son passate dalle stufe, e dalle aranciere nella grande coltivazione d’Europa.»[3]

Segue un elenco delle varietà conosciute e coltivate, all’epoca, già in Francia: la Batata rossa, la gialla, la Igname, la bianca e quella a foglie palmate.

Così nasce la storia della Batata nella provincia di Lecce, ma questo primo esperimento non ottenne gran seguito se non fino a qualche decennio dopo, quando Eufemio Fazzi, per primo, introdusse la Batata in pieno campo nella rotazione degli orti. Il Fazzi era originario di Calimera, piccolo centro della Grecìa salentina, e qui cominciò a coltivare la patata dolce.

«Fino al 1915, la batata fu quasi esclusivamente coltivata a Calimera, ove, sin dai primi anni, s’impose all’attenzione degli agricoltori per la bontà del prodotto e per gli abbondanti quantitativi ottenuti, tanto da raggiungere il primo posto, per l’importanza, tra le colture da orto primaverili-estive. Si può affermare che la patata dolce si è andata sempre più diffondendo negli altri comuni del Salento durante i periodi delle due grandi guerre 1915-18 e 1940-45.»[4]

La coltivazione della batata a Calimera è attestata nella tradizione orale di molti comuni salentini, nonché da storici locali e calimeresi in particolare. Sembra che tale coltura abbia trovato condizioni geomorfologiche ottimali in una contrada denominata Opera di San Brizio, che gode della presenza di abbondante falda superficiale.

Un’altra importante testimonianza della storicità della coltivazione di questo tubero nell’agro calimerese, ci viene da uno dei più importanti fotografi pugliesi, Giuseppe Palumbo, originario anch’egli di Calimera.

Il Palumbo (1889-1959) ci riporta alcune immagini che raffigurano il ciclo colturale della batata: dalla piantumazione dei tuberi, alla distribuzione dell’acqua tra le giovani piantine, alla raccolta.

Grazie alla ricerca bibliografica e a questi importanti documenti, possiamo non solo confermare la storicità della coltivazione della batata a Calimera, ma siamo riusciti ad individuare circostanze e periodi storici di introduzione della coltura e le motivazioni dello sviluppo di questa economia proprio nel centro suddetto.

Da qualche tempo, alcune associazioni locali stanno avviando una serie di attività di valorizzazione e re-introduzione della batata, grazie anche a ricerche storiche e interviste a contadini custodi che conservano ancora le conoscenze agronomiche tradizionali. Lo scorso settembre, in occasione della Fiera della Madonna di Costantinopoli, su impulso dell’Arci Ghetonìa, in collaborazione con ACEA , con l’amministrazione e la Pro Loco, si è tenuto uno spettacolo tatrale ed un incontro dal titolo “La patata zuccarina: rilancio di una coltura locale”: l’intento è quello di promuovere questo prodotto agroalimentare all’interno della manifestazione, restituendo a Calimera la centralità produttiva e promozionale del dolce tubero.

Foto: Archivio Fotografico Palumbo – Museo Provinciale Sigismondo Castromediano.

[1] Terra d’Otranto – Bollettino mensile della Camera di Commercio, industria e agricoltura di Lecce, Lecce 1951

[2] STELLA GAETANO Della Batata Dolce, Convolvulus Batatas, Lecce 1843

[3] STELLA GAETANO ibidem

[4] Terra d’Otranto – Bollettino mensile della Camera di Commercio, industria e agricoltura di Lecce, Lecce 1951

6 Commenti su “La coltivazione della Batata a Calimera”

  1. salve, cerco la batata tradizionale, non questa dalla buccia violetta che ormai troviamo a Lecce. coltivate la patata americana con la buccia marrone? (quella che abbiamo sempre avuto in atunno) la producete?

  2. Angelica

    Al livello chimico, in che modo è paragonabile alla Batata americana? molti mangiano la verità americana per il basso indice glicemico, anche la Batata Salentina ha le stesse caratteristiche?

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