Le piante hanno da sempre accompagnato l’uomo nel corso della sua evoluzione: dall’uomo raccoglitore del Neolitico all’agricoltore dei giorni nostri. La bellezza di questa coevoluzione ha creato un legame molto intenso con le specie vegetali, legame che è bene evidente ancora oggi in tante tradizioni e nei tanti usi che vedono impiegate le piante.
Insomma, il legame uomo-natura è forte da sempre e si fa quasi intimo nelle feste popolari, dove le celebrazioni diventano un momento importante per festeggiare questo sodalizio. La notte che stiamo per trascorrere, per esempio, è una notte particolare, una notte ricca di mistero, di tradizione e di festa sia per l’uomo che per le piante.
Tra il 23 e il 24 giugno si celebra una notte molto particolare per i vecchi agricoltori e contadini di tutto il Mezzogiorno. La festa di San Giovanni inizia il 23 mattina e prosegue sino a notte fonda, quando, intorno ad un albero di noce, le famiglie si riunivano per ballare e cantare e per raccogliere le noci da utilizzare per la preparazione del nocino. Infatti, si pensa che in questa data cada il solstizio, un evento straordinario per l’unione tra Sole e Luna, avvenimento ricco di energie benefiche per la terra e per le erbe bagnate dalla rugiada.
La leggenda di San Giovanni vuole che proprio durante il solstizio, che nel calendario precedente a quello gregoriano cadeva il 24 giugno, si radunassero tutte le streghe per mettere in atto i loro sortilegi. Per proteggersi dalla cattiveria delle streghe si usavano le erbe di San Giovanni. Tra queste, la fa da padrona l’iperico (Hypericum perforatum L.) da sempre utilizzata per oleoliti e altre preparazioni.
Le erbe in generale svolgevano varie funzioni e venivano impiegate in riti per aumentare la fertilità delle donne e l’abbondanza dei raccolti. Per esempio, per migliorare salute e fecondità si preparava l’acqua di San Giovanni che si lasciava all’aperto la notte tra il 23 e il 24. Le piante che si mettevano nell’acqua variano da posto a posto. Di sicuro c’era l’iperico, la lavanda (spighetta di S. Giovanni), la ruta e il rosmarino.

Dietro le finestre e le porte si intrecciavano rami di rosmarino, ginepro, olivo, alloro, fico e noce, oppure un barattolo di sale e una scopa di saggina. Le streghe per entrare avrebbero dovuto contare i chicchi di sale o i fili della scopa. La saggina era considerata in tutta Europa un’erba dai forti poteri perché sarebbe stata la prima ad essere calpestata da Gesù.
Numerosi i falò accesi nei campi in onore del sole e per tenere lontani gli spiriti maligni; le donne si rotolavano nella rugiada perché, in questa notte, acqua magica e feconda.
Durante la notte immancabili i fioroni, da sempre simbolo di abbondanza e fertilità. In particolare questi frutti vengono raccolti nel barese a partire da Sant’Antonio (13 giugno) fino appunto a San Giovanni: “San Geuanne San Geuanne, pigghe chelumme e ammine ‘nganne” (“San Giovanni, prendi i fioroni e mangiali”).
Con l’aiuto di un erborista, Nicola Sannicandro, rappresentante dell’associazione bitontina “La Mandragora” abbiamo cercato di fare un breve e riassuntivo elenco delle principali protagoniste della serata e delle usanze ad esse legate, forte momento di incontro e socialità per i paesani della nostra regione e del Sud Italia in generale.
Se si passeggiava durante la notte della vigilia di San Giovanni, mi dice Nicola, non si poteva far a meno di avere sotto la camicia un rametto di iperico per proteggersi dalle streghe insieme all’aglio, all’artemisia e alla ruta.
Ippocrate e Dioscoride dicevano che il suo nome significava “al di sopra” cioè più forte del male, al di sopra degli inferi, infatti è chiamata anche cacciadiavoli.
Si utilizzava (e si utilizza ancora come oleolito/unguento) contro le scottature e questo veniva collegato proprio alla sua capacità di difendere l’uomo dal fuoco dell’inferno (strumento di Satana).
In certi riti di esorcismo si spargeva Iperico sulla persona e nella casa. Simboleggia anche il corpo di Cristo flagellato, perché vedendo contro luce le foglie di iperico si vedono dei fori trasparenti, simili a ferite. Tra i tanti nomi che ha quest’erba indichiamo anche questo: l’erba della flagellazione. Tra le altre è un ottimo cicatrizzante.
PROPRIETÁ: L’iperico sotto forma di estratti vari si utilizza nelle depressioni lievi e moderate, ha proprietà paragonabili agli antidepressivi di sintesi con effetti collaterali minori. È un nervino, sedativo e analgesico, utilizzato per vari problemi nervosi (l’ansia, la tensione, l’insonnia, e come “ristorativo” del tessuto nervoso, ad esempio nel caso di herpes zoster e nevralgie). Si utilizza anche come antiinfiammatorio nei casi di artrite, sciatica, fibromialgie e dolori reumatici. L’oleolito di Iperico è un ottimo antiinfiammatorio, antisettico e vulnerario per ferite, abrasioni, ulcere e scottature. Può essere utilizzato per ridurre il dolore di origine nervosa, come la sciatica, e di origine muscolare.
L’aglio è la pianta che nella storia è stata più amata, per le sue proprietà benefiche, e odiata per il suo odore ma anche perché pare turbi il raccoglimento spirituale (questo per quasi tutti i bulbi per il fatto che si trovano sottoterra). Si usava nella notte di San Giovanni perché a quanto pare creava danni gravissimi alle streghe che si avvicinavano. In sanscrito aglio vuol dire uccisore di mostri.
C’è un detto: chi non compra aglio a San Giovanni sarà povero tutto l’anno. Pascoli non a caso scrive: “per San Zuanne chi non compra l’aglio, per tutto l’anno non avrà guadagno”.
Durante la vigilia si portava addosso o si appendeva alla porta e alle finestre delle case e non a caso è anche usato simbolicamente come cacciavampiri.
PROPRIETÀ: L’aglio è un rimedio eccellente per problemi polmonari e bronchiti, con un’azione sulle infezioni sia delle alte vie respiratorie sia a livello bronchiale. Viene utilizzato per raffreddori, influenze ed otiti e per ridurre il catarro, come anche per la pertosse e la bronchite. Utile il succo d’aglio nelle otiti esterne. Per ascessi dentali e gengivali e per faringiti si può usare uno spicchio d’aglio direttamente sul problema. L’aglio è efficace contro i parassiti intestinali. Nella medicina popolare uno spicchio intatto poteva essere inserito nell’ano per aiutare ad eliminare i vermi dei bambini. L’aglio è un ottimo antimicotico nel trattamento delle infezioni croniche, può essere utilizzato insieme ad antibiotici convenzionali come supporto alla loro azione. L’aglio possiede un’attività sia protettiva che preventiva in molti problemi circolatori, abbassa il colesterolo, la pressione arteriosa, riduce gli zuccheri e ha proprietà antitumorali.
Una delle tante erbe raccolte in questa notte è la ruta (Ruta graveolens L.). Nel Rinascimento era chiamata Herba de fuga demonis e questo la dice lunga. Aristotele parlava dei suo usi contro spiriti e incantesimi.
In Abruzzo si cucivano le foglie su di un borsellino che si nascondeva in seno sempre come amuleto protettivo.
PROPRIETÀ: La ruta era nota a Ippocrate e Teofrasto col nome di Péganon per le sua capacità di inibire la germinazione dei semi e la procreazione. Era ritenuta afrodisiaca ed erano già note le sue proprietà abortiva. Le donne la usavano per facilitare i parti e aumentare la libido. Attualmente viene utilizzata anche nell’industria dolciaria come aromatizzante.
Nel Medioevo la Scuola Medica Salernitana affermava: “Giova la Ruta agli occhi, fa la vista assai acuta, e scaccia la caligine. Nell’uom Venere affredda e nella Donna assai l’accende, e fa l’ingegno astuto. E affinché non vi dian le pulci tedio Ella, o donne, è ottimo rimedio”.
Aveva anche la fama di medicamento contro i veleni dei serpenti e di “difesa contro i nemici malefici e venefici”. Oggi è accertato che i suoi fiori tengono lontano le vipere.
Dalla ruta si ricava un’essenza che calma gli spasmi muscolari, migliora la funzione intestinale e stimola le mestruazioni. A dosi elevati è tossica e può causare anche l’aborto; per questa ragione non la si trova più in erboristeria.
E che dire della cipolla? La cipolla al pari dell’aglio era considerata efficacissima contro i malefici delle streghe e le opere degli spiriti diabolici. Come l’aglio, bisognava raccoglierla a luna calante quando non subiva l’influenza malefica di Ecate (Dea degli incantesimi e degli spettri).
Prima di utilizzarla bisognava purificarla passandola su una fiamma alimentata dalle sue stesse foglie.
Proprietà molto simili all’aglio: antisettica, antiscorbutica, cardiotonica, diuretica, contro il raffreddore, le infiammazioni, i vermi intestinali. Per trattare le punture di insetti la si può sfregare sopra.
Tra le altre, molto diffuso era l’uso dell’artemisia (Artemisia vulgaris L.). Secondo Plinio il Vecchio, il nome artemisia deriverebbe da Artemide Ilizia per il fatto che cura in particolare le malattie delle donne. Per altri il nome deriverebbe da artemés, sano.
In un trattato del IX secolo viene proclamata herbarum matrem per le sue proprietà di accelerare le mestruazioni, di favorire i parti, di impedire le false gravidanze e di contrastare l’azione di vari veleni.
In effetti è indicata per trattare le disfunzioni mestruali, ma anche l’epilessia e il ballo di San Vito (proprietà che conoscevano gli antichi); inoltre anche questa pianta, come l’erba di San Giovanni, ha la funzione di cacciare demoni e spiriti.
Nelle campagne si diceva che nella magica notte del solstizio l’artemisia secerna sotto le radici un carbone capace di preservare dai fulmini come dalla peste e di proteggere chiunque lo avesse raccolto e conservato in casa. A Roma si portava una corona di artemisia sul capo per difendersi dagli spiriti e dagli influssi maligni.
Della pianta si utilizzano le parti aeree, durante la fioritura, da cui si prepara un infuso o un estratto alcolico.
La pianta si usa principalmente contro le dispepsie nervose, l’anoressia e la debolezza digestiva e nei problemi nella digestione dei lipidi. Ha anche attività emmenagoga (stimola le mestruazioni), diaforetica (aumenta la sudorazione) e diuretica.
La lavanda (Lavandula angustifolia L.) è una delle piante utilizzate per la preparazione dell’acqua di San Giovanni. Il suo nome deriva da “lavare”, perché il fiore veniva usato per profumare l’acqua per lavarsi.
La spiga è considerata un amuleto che protegge da disgrazie, ossessioni e demoni ed era anche utilizzato come talismano per propiziare la fecondità e la prosperità.
Come per il caso della saggina, durante il solstizio le streghe non si avvicinavano a chi portava della lavanda, perché avrebbero dovuto contare i singoli fiori che formano l’infiorescenza con il rischio che il giorno le avrebbe colte di sorpresa.
Nel XVIII secolo era classificata tra le piante cefaliche ed era utilizzata per le malattie nervose sotto forma di infuso. La Lavanda è ben conosciuta per il suo effetto calmante e si usa per insonnia, irritabilità, mal di testa ed emicranie. È considerato un antidepressivo, calma le indigestioni e le coliche ed elimina gas e gonfiori intestinali.
L’essenza di lavanda scaccia i pidocchi del capo e gli insetti parassiti degli armadi; infatti, ancora oggi si usa mettere dei sacchetti di fiori secchi negli armadi non solo per il suo ottimo profumo. In passato si strofinavano i piedi dei letti con un po’ di essenza per impedire alle cimici le loro ascensioni notturne.
L’olio essenziale è un ottimo rimedio da pronto soccorso, essendo fortemente antisettico e vulnerario per scottature, ferite, piaghe. Efficace come repellente per insetti anche se deve essere utilizzato in abbondanza.
Altre piante che venivano utilizzate nella notte del solstizio erano, per esempio, il cardo, perché permetteva di capire durante la festa se un amore segreto fosse corrisposto, la menta e il timo, per scacciare serpenti o per guarire dal loro veleno, il rosmarino, usato nella preparazione dell’acqua di San Giovanni perché pare eserciti un influsso benefico sulla psiche e sul corpo.
Ah! Dimenticavo… Se vi chiamate Giovanni ricordatevi di onorare il santo addobbando la vostra casa e i vostri balconi con le magiche erbe che si trovano nei campi. E se stasera non potete ballare sotto un noce non vi resta che preparare “du vermicide alla San Giuannidde”, ossia una piccola quantità di spaghetti conditi con il pomodoro fresco appena appassito nell’olio, con aggiunta di cipolla affettata e foglioline di basilico.
Chissà quante tradizioni rischiano di perdersi e tra le tante i rituali magici di questa notte. Sarà superstizione, mito o leggenda ma questa notte credo che mi proteggerò dalle streghe, saluterò un albero di noce e come tradizione raccoglierò le noci per il nocino. Di sicuro mangerò anche i fioroni. Basterà a tenere gli spiriti maligni lontani?
Evviva San Giovanni! Evviva le sue erbe!
Liperico è il miglior rimedio della nonna oltre a essere un ottima pianta da giardino :http://www.naturalsistem.it/iperico-pianta-da-giardino/
…Essendo poeticamente parlando, inno al solstizio della notte di mezza estate, notte di S.Giovanni leggenda teatrale imminente, anfiteatro Romano Roselle GR…prossimamente.