La pianta dei lumini

La pianta dei “lumini” [Ballota pseudodictamnus (L.) Bentham] è una specie selvatica perenne appartenente alla famiglia delle Lamiaceae, dal portamento tappezzante e dal fogliame argenteo, che un tempo veniva anche coltivata accanto a piante aromatiche negli orti familiari. In Puglia, il team di esplorazione dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse (IBBR) del CNR ha raccolto diverse testimonianze sull’uso che di questa pianta si faceva nel passato.  I calici della Ballota erano utilizzati per alimentare efficacemente piccole lampade e lumini assai diffusi in tutte le abitazioni prima dell’avvento dell’elettricità. Ed è proprio grazie a queste preziose informazioni, che si possono rintracciare ancora oggi i semi o parti vegetative di questa pianta, per poterla conservare, moltiplicare e, cosa ancora più interessante, per ricostruire meticolosamente il semplicissimo funzionamento dei lumini.

Dalle infiorescenze essiccate della pianta dei lumini venivano scelti i calici imbutiformi dalla forma più distesa e regolare, che venivano privati dei semi. La particolare forma di questi calici, la loro consistenza e la loro pelosità, li rendevano perfetti stoppini vegetali. Ogni singolo calice veniva bagnato nell’olio e appoggiato capovolto in un piccolo contenitore in terracotta contenente un terzo di olio e due terzi di acqua. Oppure, il calice veniva posto al centro di un pezzetto di canna, tagliato longitudinalmente a metà, forato nel mezzo e messo a galleggiare, a mo’ di barchetta, in un bicchiere riempito con olio e acqua. Il calice a imbuto della Ballota fungeva da canale di aspirazione dell’olio permettendo una combustione ideale. Finché vi era olio nel bicchiere, lo stoppino ardeva e faceva luce ma, al contrario di tutti gli altri tipi di stoppini più o meno sintetici, non si consumava e solo quando l’olio terminava si rovinava, e doveva essere sostituito. Questo semplicissimo sistema non produceva fumo, non emanava odore, emetteva una fiamma dalla luce costante e poteva rimanere acceso per molte ore consecutive.

Col tempo ci furono delle variazioni tecniche come l’uso di supporti realizzati con piccolissime lamine di metallo forate al centro dove alloggiare lo stoppino di Ballota e dotate di piedi galleggianti in sughero. Nel frattempo, però, con l’avvento della cera a buon mercato e dei lumi a petrolio, prima, e dell’energia elettrica, poi, l’uso di questi favolosi “lumini” economici e sostenibili era stato ridimensionato fino ad essere limitato solo all’illuminazione di piccoli altari votivi.

 

Si ringraziano i volontari del Gruppo Anonimo ’74 di Monteiasi e in particolare la Dott.ssa Maria Carmela Galeano, nonché altre associazioni culturali e singoli agricoltori per il loro contributo culturale sulla Ballota.

 

In collaborazione con Gabriella Sonnante e Francesco LosavioLa pianta dei lumini (Ballota pseudodictamnus). Immagine gentilmente concessa dalla dott.ssa Maria Carmela Galeano.I calici dei fiori della pianta dei lumini (Ballota pseudodictamnus) impiegati come stoppini nelle lampade di un tempo.

23 Commenti su “La pianta dei lumini”

  1. Francesco

    Complimenti per la ricerca !!! Infatti i miei nonni l’utilizzavano abbondantemente e le la piante si trovavano facilmente.
    Poichè vorrei riacquistare la tradizione e l’uso delle lampade votive, potreste darmi voi delle indicazioni dove poter trovare la pianta ? Grazie ancora per la vostra gentilezza. Cordiali saluti
    Francesco Lacquaniti
    Via Palmiro Togliatti, 3
    89844 LIMBADI (VV)

  2. Anch’io ho inviato ieri una email di richiesta Ballota pseudodictamus all’associazione sopra citata, speriamo in un riscontro positivo. Grazie.

  3. Vittorio

    Salve, stiamo organizzando una mostra sul tema. Potreste aiutarmi a trovare qualche fiore o pianta? Non riesco a trovarne a Firenze. Grazie in anticipo

  4. giuseppe digregorio

    vorrei piantare i semi della ballota oppure potreste indicarmi l’habitat dove trovarla in provincia di bari ( santeramo in colle). ricordo che mio padre portava spesso questi calicetti per lampade votive, vorrei ripristinarne la devozione. grazie,

    • Alessandra

      Salve Sig. Alberto, se ancora disponibile, mi piacerebbe avere io una talea di questa piantina. Mi ricorda tanto quando ero piccola che accompagnavo la mia nonna in chiesa ad accendere un lumino. Mi faccia sapere. Grazie in anticipo.

  5. Maria Carmela Galeano

    Ci tengo a specificare che i nomi dei soci del Gruppo Anonimo ‘74 che hanno condiviso la loro sapienza in fatto di biodiversità sono Buono Fedele e Pietro Piergianni. La sottoscritta non merita cotanto riconoscimento. Mi scuso per non aver rettificato a suo tempo.

  6. MARIO GUIDA

    GRADIREI SAPERE COME SI PROPAGA LA PIANTA PERCHE’ NE POSSEGGO UNA DA DIVERSI ANNI ED ORA E’ IN VIA DI ESTINZIONE INFATTI MI HA PRODOTTO QUEST’ANNO SOLTANTO 28 LUMINI CHE IO USO MOLTISSIMO RICORDANDO QUANDO ERO PICCOLO E IN CASA MIA VENIVANO USATI MOLTISSIMO PER LE LAMPADE VOTIVE IN CASA ED IN CHIESA.

    • Maria Gatto

      Per seme, l’ho moltiplicata e anche regalata.
      Bisogna raccogliere i calici secchi prima che perdano il seme. Io li ho interrati. In alternativa si può estrarre il seme e intterrarlo.

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