Nell’ambito dell’attività 01A, si riporta una rassegna tra i principali risultati delle prime ricerche nell’Archivio storico della “Gazzetta del Mezzogiorno” svolte da ECO-logica.
L’esplorazione nell’Archivio è stata organizzata per periodi che seguono la macro-suddivisione del cambio di nome della testata (“Corriere delle Puglie”- “La Gazzetta di Puglia”- “La Gazzetta del Mezzogiorno”) dettagliandosi, poi, nelle particolari sezioni del giornale ma senza perdere il filo conduttore del contesto storico di riferimento che costituisce la lente interpretativa fondamentale per questo tipo di ricerca.
Il primo blocco di indagine ha riguardato l’esplorazione dei numeri del “Corriere delle Puglie”, prima fase della testata che va dal 1887 al 1922.
In un giornale in cui, nei primi anni, la struttura è quella di un buon notiziario nazionale ma sempre ancorato al territorio e non privo di attacchi critici alle amministrazioni locali, le notizie e le informazioni legate agli ortaggi locali bisogna trovarle tra le maglie della cronaca, delle informazioni sullo stato delle campagne e tra i riferimenti agli usi gastronomici, culturali e linguistici.
Pur comparendo una sezione denominata “Corriere agrario e commerciale”, la predominante attitudine cerealicola, olivicola e vitivinicola del territorio trascura in questi primi anni le produzioni orticole che restano legate ad un livello locale e, pertanto, le attestazioni più interessanti sono quelle filtrate in maniera indiretta.
Le notizie relative ai furti campestri, molto numerose tra gli episodi di cronaca, si rivestono di interesse in quanto rappresentano un’attestazione fedele di ciò che veniva coltivato in un determinato luogo. Si riporta, ad esempio, la notizia relativa al furto di circa 10.000 carciofi nel territorio di Rutigliano tratta dal “Corriere delle Puglie” dell’11 maggio del 1921: una testimonianza della vocazionalità del territorio alla coltivazione di questa specie.
Altre notizie possono essere filtrate dagli articoli relativi ai provvedimenti igienici in tempo di colera. Si riporta questo stralcio del “Corriere delle Puglie” del 18 agosto del 1910 in cui si parla del sequestro di “parecchie decine di quintali di cocomeri, caroselli e cocomerazzi” sul territorio pugliese. Anche in questo caso, una testimonianza indiretta ma valida per testimoniare l’ampia presenza di queste varietà sul mercato locale.
Non di minore interesse risultano le attestazioni e gli usi dei nomi degli ortaggi in contesti narrativi o in espressioni idiomatiche quasi in disuso nella lingua contemporanea: testimoniano il saldo legame tra coltura e territorio tanto da far sì che tali nomi entrino nella lingua.
Si riportano, a mo’ di esempio, l’espressione “tirare rape dalla bocca” ritrovata in un’edizione nel 1891 a proposito di far dire a qualcuno cose riguardo alle quali si avrebbe reticenza oppure l’interessantissima “ti si potrebbero scaricare addosso tutti i cavoli fiori di Modugno e di Gioia” che testimonia il saldo legame tra specie orticola e territorio.
Dalla sezione “Uomini e cose” del 16 gennaio del 1900, si riporta lo stralcio di una sorta di editoriale ante litteram. L’autore trova come “unico conforto” alla sua “antipatia per la pioggia” -abbondante in quei giorni- la certezza che, tra i vari benefici apportati all’agricoltura, “belli e alteri verdeggeranno negli orti i cavoli cappucci e le cime di rape”. Anche in questo caso, testimonianza intelligibile dell’uso di coltivare tali colture negli orti invernali del nostro territorio.
Per l’interesse suscitato, riportiamo due contenuti della rubrica “Il consiglio pratico” presente nelle edizioni del “Corriere delle Puglie”.
La prima, comparsa nell’ edizione del 12 maggio del 1892, riguarda l’utilizzo in salamoia dei gambi di carciofo. La seconda, comparsa il 10 agosto del 1892, ci parla delle operazioni da effettuare nell’ orto in agosto.
Concludiamo questo sintetico excursus tra i ben più numerosi risultati della ricerca con una lungimirante proposta per il rilancio dell’economia agricola della Capitanata comparsa il 28 maggio 1907 in un articolo intitolato “Il Tavoliere di Puglia sotto gli ultimi Borboni – Cagioni del disequilibrio economico in Capitanata”: la propagazione della pianta del cappero al fine di trarre maggiore lucro dalla sua trasformazione e commercio.
Tutti i risultati della ricerca che, evidentemente, non possono essere riportati in questa sede vengono caricati nella sezione Banca Dati del BMS (BiodiverSO Management System) in modo da costruire una sorta di “sottoarchivio” della Gazzetta del Mezzogiorno focalizzato sui temi indagati nel progetto BiodiverSO.
Scritto da Angela DESIANTE