ECO-logica, nell’ambito delle ricerche che ha condotto nell’Archivio storico de “La Gazzetta del Mezzogiorno” (attività 1 – azione T.1A.3) riporta i principali risultati di uno dei filoni tematici della ricerca: i listini dei prezzi di ortaggi compresi nell’arco temporale 1919 – 1973.
I listini, pubblicati in maniera cadenzata sui quotidiani, si sono rivelati un interessante strumento per aggiungere ulteriori tasselli al puzzle bibliografico: se analizzati sulla linea del tempo, attestano presenza e persistenza degli ortaggi sul mercato.
Incrociando l’uso dello strumento chiave di ricerca presente nell’Archivio digitale con la consultazione singola dei listini, si sono selezionati unicamente gli ortaggi che possono essere attribuiti al territorio pugliese sulla base dei seguenti criteri: nome del luogo come attributo, nome locale dell’ortaggio, bibliografia.
La scelta dell’arco temporale di riferimento giustifica la data di inizio (1919) come prima data di reperimento di un listino utile e la data di fine in virtù di alcune attestazioni interessanti ritrovate nel triennio ’71-’73.
È opportuno premettere che la distribuzione lungo l’arco temporale analizzato non è uniforme: attestazioni più massicce si trovano nel periodo 1922 e 1939 e coincidono con gli anni del fascismo in cui le misure di protezionismo e autarchia incrementavano le produzioni locali e imponevano e calmieravano i prezzi sul mercato.
Sono state rinvenute 31 varietà locali; tra queste ci sono 6 specie spontanee che si è ritenuto interessante inserire per motivi che verranno chiariti più avanti.
I risultati della ricerca vengono riassunti in forma grafica nella Figura 1 ove, in maniera combinata, si visualizza, per ogni varietà, il rapporto tra il numero totale di occorrenze rinvenute nei listini e la lunghezza dell’arco temporale di riferimento per ogni varietà.

Si osserva che la varietà con il maggior numero di occorrenze (n.134) è la cicoria catalogna in un arco temporale di trentadue anni seguita dalla cima di rapa che presenta un numero totale di occorrenze pari a 126 in un arco temporale di ventitré anni. Interessante è il dato relativo ai fagiolini pinti: rappresentano l’ortaggio che copre l’arco temporale più vasto, dal 1925 al 1973, dunque quarantotto anni, con un totale di 96 occorrenze. Le 98 occorrenze distribuite tra il 1925 e il 1963 rendono degno di nota anche il dato del carosello.
Poco attestata risulta la cipolla di Acquaviva che compare due sole volte nel 1941.
Le informazioni combinate ricavabili dall’analisi dei listini dei prezzi vanno oltre la mera interpretazione numerica dei dati in quanto rivelano, attraverso la presenza sul mercato, varietà locali oggi regredite.
È il caso, ad esempio, dei peperoni Zenzari verdi e gialli: varietà oggi dimenticata dai mercati e conservata solo da preziosi agricoltori custodi.
Mantenendo la focale sui nomi degli ortaggi locali, interessante è il gruppo di varietà legate alla zona di Foggia che si attesta nei listini del biennio 1971-1972: Carciofi di Lucera, Cetrioli di Foggia, Fave di Zapponeta, Piselli di Foggia, Zucchini di Foggia, Zucchini di Lucera e Zucche di Foggia.
Il carico informativo della testimonianza non permette di fare molte valutazioni ma risulta valido a testimoniare la coltivazione di quegli ortaggi sul territorio e l’assimilazione culturale da parte delle comunità locali.
Infine, come accennato in precedenza, nell’analisi delle varietà selezionate dai listini sono state inserite alcune specie spontanee: Cicorielle di Foggia, Cicorielle di Lucera, Finocchielli di Foggia, Finocchielli di Lucera, Vampagioli giganti e Vampagioli.
La vendita di “erbe spontanee” nei mercati rappresentava un fenomeno culturale ed economico molto significativo del nostro territorio ed in particolare dell’areale del foggiano ove i “terrazzani”- figure riconosciute, esperti raccoglitori di erbe selvatiche – presenziavano costantemente i mercati rionali con sacchi pieni dei frutti del loro raccolto.
Legati ancor più alla figura del “terrazzano” sono i Lampascioni (nei listini detti Vampagioli) la cui raccolta di massa del bulbo allo stato spontaneo da parte dei suddetti raccoglitori si era espansa a tal punto che, oltre che per soddisfare la domanda locale, una buona parte del raccolto veniva esportato in Argentina, Brasile e Stati Uniti per raggiungere i tanti pugliesi emigrati nel mondo che ne facevano richiesta, favorendo così la diffusione e lo sviluppo della coltura anche nei comuni limitrofi, 1.000 quintali nel 1916, 8.000 quintali nel 1921 e 12.000 quintali nel 1924 (Cassito, 1925).
Una nota a margine, va destinata alla resa in forma scritta di alcune varietà: il nome del melone, in tutte le varietà attestate tra il 1925 e 1941, compare sempre con la consonante “l” raddoppiata “mellone”.
I risultati conclusivi della ricerca sono consultabili qui: https://biodiversitapuglia.it/biblioteca/?ids=2256
A cura di Angela Desiante
Bibliografia:
- Archivio Storico de “La Gazzetta del Mezzogiorno”: http://archivio.lagazzettadelmezzogiorno.it/gazzettadelmezzogiorno/archive/archive.jsp?testata=bari
- Cassitto R. (1925). “Piccole industrie rurali in Capitanata. I lampasciuoli”. Tip. Paolo Carbone, Foggia.
- Santamaria P. (2015). “Racconti raccolti: storie di biodiversità degli ortaggi pugliesi”(a cura di). ECO-logica editore, Bari.