Un artilo che descrive molto bene la vita dell’ortolano di 40 anni fa. L’articolo è tratto dal periodico NOCI gazzettino, agosto-settembre 1980
L’ORTOLANO CON LE SUE ERBE FRESCHE
L’ortolano “U CIARDENIRE” è stata ed è un’attività svolta da moltissimi nocesi con grande bravura.
Nel passato, però, questo mestiere nel nostro paese occupava un posto di grande importanza, proprio perché la produzione degli ortaggi proveniva dalle terre nostre e non veniva importata.
La verdura in tutte le stagioni dell’anno era abbondantissima per cui i prodotti dell’orto erano venduti sui carretti “a trainédde” per le vie del paese dagli stessi ortolani, che passavano emettendo caratteristici inviti per fare comprare quanto portavano con loro. “CI VOLE CIME DE RAPE OH OH”. “FENUCCHILLE AMMATURE OH”,” CICORIE CATALOGNE E JA’TE”, “CAVOLE RIZZE, “NZALATE E CIPODDE”; “VUE’ CA TENGHE L’ACCE BONE E A CECORIE ASHCAROLE”, “CI VOLE GHEZZE, CI VOLE CAVELAFFIURE”, FICHE FRESCHE E PUMMEDORE PAESANE”.
Ogni ortolano nel pronunciare il suo grido (se così lo possiamo chiamare) l’accompagnava con una specie di cantilena personale per cui le casalinghe conoscevano da lontano chi stava per venire e secondo le simpatie o antipatie o il buon trattamento, accorrevano a comperare gli ortaggi necessari per la giornata.
Gli ortolani passavano per le strade molte volte in ore diverse e si prodigavano a portare particolarmente quelle specie maggiormente richieste. Caratteristica essenziale della verdura era la freschezza e la genuinità.
Molti ortolani depositavano il loro prodotto nelle botteghe di erbivendoli nelle vicinanze della piazza. Qui in genere la verdura si poteva trovare in tutte le ore del giorno.
Molto fiorente è stata a Noci l’Orticultura, quando per questo scopo venivano sfruttate le acque della fognatura, vicino al cui sbocco v’era una vasta estensione di terreni fertilissimi “LAME”.
Da questa attività traevano benessere e ricchezze circa una quarantina di famiglie.
Prospera fu pure a Noci l’orticultura al tempo di “Carizze” carri botti che raccoglievano dalle case del paese le acque sporche ed altro, che venivano utilizzate anche come ottimo concime naturale.
Moltissime specie di ortaggi (specialmente le cime di rape) erano richieste nei paesi vicini e particolarmente in quel di Taranto verso il quale partivano continuamente traini pieni “APPARATE” tirati da due bestie per i primi tre mesi dell’anno.
Dal punto di vista igienico per questi ortaggi nel passato c’era tanto da dire, però, se si dovesse tenere conto oggi di quanti e quali fitofarmaci vengono usati senza competenza da parte ci chi li usa, non so se potremmo affermare che stiamo meglio adesso di prima. Un fatto è certo nel nostro paese adesso gli ortolani vanno sempre più diminuendo di numero. Cerchiamo di tenerli cari cari e cerchiamo di evitare che scompaiano del tutto.
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Vittorio Tinelli
Da una segnalazione di Francesco Di Giovine trascritta da Alessandra Panaro