È nato prima lo sponzale o la cipolla?

Luigi Trovè è un contadino di Martano, paese della Grecìa salentina. Nel suo orto custodisce un’antica varietà di meloncella, che qui chiamano Spiuredda, che riproduce dai semi avuti da suo padre, che a sua volta li aveva avuti in consegna dai genitori. Si può quindi affermare che la famiglia Trovè coltiva questa meloncella da oltre 70 anni.

La semina, ci racconta, viene eseguita dopo la Settimana santa, periodo in cui notoriamente la cultura popolare proibisce di piantare qualsiasi seme, perché non germinerebbe, “solidarizzando” con la Passione di Cristo. Il periodo di semina va da maggio a luglio e il periodo di raccolta può coincidere con Sant’Antonio (13 giugno), San Luigi (21 giugno) o San Giovanni (23 giugno). La semina si effettua su terreno umido, lavorato. Luigi ci mostra gli esemplari che sta lasciando maturare sulla pianta per riprodurre i semi: circa sette Spiuredde su altrettante piante. Quando gli chiediamo perché così tante, ci risponde: «per essere sicuro», sicuro contro eventi meteorologici o attacchi di animali che di notte possono cibarsi del frutto, come lepri e volpi. Il concetto di sicurezza ricorre molto spesso tra i nostri Biopatriarchi: il mondo contadino conosce molto bene l’importanza di difendersi contro le varie avversità che possono mettere a repentaglio le fonti di sostentamento della comunità. E poi, ci dice, «nel peggiore dei casi, se si perde il seme di una varietà, lo si può avere dal vicino», in un’ottica di mutualità e solidarietà che oggi, dice Luigi, è più raro trovare.

La Spiuredda di Martano è di colore verde scuro, regolare, con una piccola fascia gialla che corrisponde al punto in cui l’ortaggio poggia sul terreno. La ricopre una leggera peluria. Alcuni esemplari vengono fuori striati di verde chiaro: questi non si scelgono per riprodurre il seme, perché, come dicono gli anziani «sono spuri», ovvero ibridati.

Durante la conversazione, ci si interroga sull’origine delle piante coltivate e, spiegandoci il ciclo della cipolla, ci dice «è nato prima lo sponzale o la cipolla?», quesito che racchiude emblematicamente le misteriose e seducenti dinamiche biologiche.

Luigi custodisce anche varietà di pomodoro estivo e invernale, zucchine e altri ortaggi e legumi. Tra le zucchine scopriamo la “cucuzza genovese”, chiara e ingrossata alle due estremità, pastosa e ricca di acqua, e la “zucchina cenerina”, verde scuro. Anche quest’ultima riprodotta da seme di piante coltivae in loco da decenni.

Tra le altre cose, Luigi riproduce e coltiva il “samàlafro”, nome griko che dovrebbe corrispondere all’aneto selvatico. Con i semi di questa pianta, sua moglie conferisce alle polpette un aroma speziato e del tutto particolare.

Luigi è veramente uno scrigno di conoscenze, non solo su piante coltivate e alberi da frutto, ma anche sul mondo rurale e sulla cultura popolare di questo particolare angolo del Salento che, grazie a persone come lui, possiamo sperare di non perdere per sempre.

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