In provincia di Foggia, i piccoli paesi di San Nicandro Garganico e Torremaggiore, caratterizzati da una forte vocazione per il comparto agricolo, ci hanno donato i semi del Pilusedda.
Il “pilusedda” viene classificato comunemente come carosello, mentre a livello tassonomico appartiene alla specie Cucumis melo, perché considerato un melone immaturo. Il suo principale consumo avviene all’interno del territorio pugliese, mentre nelle altre regioni d’Italia il corrispettivo, a livello commerciale, del carosello pugliese, è il cetriolo. La differenza principale che ha spinto la coltivazione di questa specie nel territorio pugliese a discapito del cetriolo, è la maggiore digeribilità.
Ogni zona della regione Puglia è caratterizzata da un ecotipo differente di carosello, come Carosello barese, Carosello mezzo lungo di Polignano, Scopatizzo e tanti altri diffusi lungo tutto il territorio pugliese e distinti tra loro dai vari nomi dialettali che gli vengono assegnati a seconda della zona.
In questa seconda fase del progetto BiodiverSO, l’Istituto di Bioscienze e Biorisorse (IBBR) del CNR di Bari, tra i vari ecotipi presenti sul territorio, si è imbattuto nel “pilusedda”, sul quale sta effettuando uno studio morfo-agronomico.
La pianta è caratterizzata da una crescita indeterminata, formata da uno stelo principale al quale se ne susseguono numerosi laterali o di secondo ordine; il fogliame si presenta di colore verde chiaro, di medie dimensioni ma caratterizzate da una lobatura molto marcata.
I frutti di “pilusedda” sono di colore verde chiaro con peculiari screziature verde scuro. Una particolarità fornitaci dall’agricoltore che coltiva questo ecotipo di carosello con grande esperienza riguarda un fattore importante nella raccolta del frutto: se non raccolto alla giusta maturazione, rilascia un retrogusto amaro al palato.
A voi la scelta dello stadio di maturazione ritenuto più idoneo dal vostro palato.
In collaborazione con Salvatore Cifarelli, Francesco Losavio, Paolo Direnzo, Antonio Quattromini