Semi di Vita: una cooperativa piccante

Ci sono esperienze che vanno raccontate, anche a distanza di migliaia di chilometri. Scrivere dalla Bolivia di agricoltura sociale in Puglia non solo mi fa sentire più vicino alla mia terra, ma mi ricorda il fermento e la voglia di riscatto che c’è, tra i più giovani e i meno giovani, in una delle regioni più belle della nostra penisola. IMG_0269

Se poi queste esperienze nascono nel cuore di una città, in uno dei quartieri più difficili di Bari, queste esperienze non solo meritano di essere conosciute ma meritano di essere raccontate. Raccontate come la storia di Angelo Santoro, presidente della Cooperativa “Semi di Vita” di cui oggi parliamo.

Di Angelo e di questa cooperativa avevo sentito parlare milioni di volte, e milioni di volte mi ero ripromesso di conoscere più da vicino questa realtà. Un giorno però, in Fiera del Levante, mi ritrovo davanti un uomo barbuto, circondato da milioni di peperoncini. Il suo viso, allegro e solare, mi era familiare, di una persona che in un modo o nell’altro avrei dovuto conoscere. Quando mi avvicino al loro stand, riconosco il logo, e come se fossimo amici di vecchia data sorridiamo e ci abbracciamo. Qui Angelo mi racconta e si racconta, iniziando dai tantissimi e coloratissimi peperoncini che coltiva, delle sue verdure, dei suoi sogni.

Racconto la loro storia non solo perché Angelo è un amico stimato, ma perché il progetto, nato dal basso, è la realizzazione di un sogno, di speranza e di integrazione sociale in agricoltura. E un sogno realizzato va sempre condiviso.IMG_0272

Il progetto “Semi di Vita” nasce a Casamassima nel 2011, dove con “Orto Frutt-Abile”, in un terreno di 2000 mq di proprietà del Comune, in collaborazione con un’associazione di famiglie con figli disabili, nasce un orto urbano molto particolare. In tre anni i ragazzi (con pensione e accompagnamento, quindi inabili al lavoro) hanno lavorato il terreno, seminato, zappato, trapiantato, raccolto. “Alcuni li abbiamo recuperati per strada” – mi dice Angelo – “erano i classici scemi del paese, i matti di De Andrè, sempre fermi in un punto a non fare nulla per tutto il giorno”.

Perché non integrarli? Come poter fare per restituire dignità a queste persone? Angelo e i suoi amici hanno trovato la risposta alle tante domande: l’orto.

Tanti eventi e cene sociali hanno animato questi anni sino al 2013, dove, per forza di cose, hanno dovuto mettere da parte il progetto e spostarsi, nel 2014, a Japigia, dove con Gianluca Masielli, Lia Scoppio, Angelo Nanna e Severino Mennella, in via Peucetia n.1, costituiscono la Cooperativa “Semi di Vita”.

Il terreno di proprietà dell’Opera Pia SS. Maria del Carmine di Bari risultava abbandonato in quanto si doveva realizzare una scuola per infermieri. “Per alcune vicende è rimasto abbandonato e hanno trovato in noi il giusto connubio con lo scopo sociale da entrambi perseguito. Infatti loro gestiscono un centro diurno per minori a rischio nel centro storico della città”, continua Angelo. Ora, in un quartiere difficile come Japigia, questo terreno ha ripreso a produrre ed è diventato un punto di aggregazione non indifferente. “Solo tanto lavoro ed un pizzico di follia” mi dice Angelo. Io aggiungerei tantissimo lavoro ma soprattutto tantissima determinazione.

“Un percorso durissimo con duemila euro in tasca e niente più. Ci sono voluti tre mesi per pulire la casa e altri tre per sistemare il terreno.” E il sociale? “In realtà i soci della cooperativa hanno deciso di investire il tutto e per tutto sull’azienda agricola in modo da creare reddito e autosostenere le attività.” Una cosa tira l’altra però.

L’idea di lavorare sul sociale però è la vera base politica della cooperativa e questo, Angelo e i suoi amici, non l’hanno mai dimenticato. Dopo un anno e mezzo di attività, tra lavoro nell’orto, orto in affitto, 56 varietà di peperoncini tropicali, piante di luppolo, è arrivato un ragazzo in regime di pena detentivo alternativo. “Invece di scontare 4 anni in carcere sta seguendo un percorso di messa alla prova lavorativa che gli consentirà di poter ritrattare la pena in caso di una buona riuscita presso il nostro orto”. La testa però è ancora ai ragazzi di Casamassima e al lavoro purtroppo interrotto: “Stiamo cercando un percorso legale per poter portare i ragazzi di Casamassima a Bari, perché non vogliamo buttare a monte tutto il lavoro fatto”.

Non solo però Puglia e Bari. IMG_0279

“Siamo stati a Expo con i nostri prodotti con altre cooperative sociali come Il Muro (Spazio esse, di cui abbiamo già parlato in questo blog) – Loseto (comunità di recupero per ragazzi tossicodipendenti) e Sfrang – Bitonto (cooperativa operante nel campo della disabilità); abbiamo creato un marchio chiamato “Bontà comune”: i pomodori, le melanzane, i peperoni e i peperoncini sono diventate delle conserve promotrici di buone prassi in agricoltura sociale”, continua Angelo.

“Le difficoltà non mancano: noi non percepiamo stipendi da un anno, rubano costantemente nell’orto o ci recano danni alla struttura ma non demordiamo!”.

No. Non demordete ragazzi. BiodiverSO è con voi.  Una piccola rivoluzione in un quartiere come Japigia. Una come tante che continueremo a raccontare in questo blog.

Ah… Seguiteli su https://www.facebook.com/semidivita/.

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