“Quando tutto sembra perduto, nulla è andato realmente perso”. Con questa frase vengo accolto da Andrea (nome immaginario) della comunità terapeutica della cooperativa SPAZIO ESSE.
Andrea, come gli altri utenti, ha una storia drammatica alle spalle, una storia a cui ha saputo cambiare il finale e che per molti era già scritto. Il lavoro nei campi della cooperativa l’ha allontanato da un tunnel da cui, da solo, non sarebbe riuscito ad uscire: quello della droga.
Lo SPAZIO ESSE di Adelfia, che ha rilevato l’ex centro sociale occupato Coppola rossa, è una cooperativa di tipo A che si occupa di fornire terapie riabilitative rivolte a tossicodipenti e che è collegata ad una cooperativa di tipo B, la cooperativa Demetra, che invece ha l’obiettivo di inserire alcuni di questi utenti in progetti lavorativi costanti e duraturi. Pino Cacciapaglia è lo psicologo che ha voluto provare a dare una svolta alla vita di questi ragazzi e che, con Andrea, ci ha guidato nelle strutture della cooperativa. “Oggi molti di loro hanno bisogno di fiducia, devono capire che solo impegnandosi ce la possono fare e da questo presupposto è nata l’idea di coltivare la terra.” Sin da ragazzo Pino ha lavorato nell’oliveto di famiglia e grazie alla sua esperienza ha saputo coinvolgere i ragazzi in questa avventura.
“La vera difficoltà che hanno questi ragazzi è quella di trovare un lavoro. Molti di loro sarebbero in grado di avere mansioni ma nessuno, oggi, scommetterebbe su di loro.” Questo il motivo per cui nasce la cooperativa Demetra. “Siamo una famiglia” – mi dice Andrea – “se esco da qui non saprei dove andare e che fare, e forse ritornerei sulla vecchia strada”. Il lavoro, quello nei campi, quello in una struttura cooperativistica come quella di Pino, può davvero rappresentare una svolta, oltre che un esempio, per tante realtà che si occupano di riabilitazione.
Questi ragazzi da ormai un paio di anni coltivano, utilizzando solo prodotti autorizzati in agricoltura biologica, un meraviglioso orto i cui prodotti non solo vengono utilizzati per la loro mensa ma riforniscono anche tante famiglie che in questo modo contribuiscono a dare fiducia all’ambizioso progetto di riabilitazione attraverso l’agricoltura.
Ogni giorno i ragazzi, secondo le loro possibilità e le loro esigenze, seguiti dagli educatori e dallo stesso psicologo, vanno nei campi dove hanno anche allestito un piccolo vivaio con piante di melograno e di olivo e dove, da qualche mese, hanno iniziato la coltivazione di qualche specie aromatica come origano e rosmarino.
I ragazzi devono essere costantemente motivati e sanno che il loro impegno sarà ripagato. Con emozione Andrea mi mostra i fagiolini e i pomodori che con fatica e sudore ha piantato con i suoi amici.
Non solo orto però. I ragazzi mi regalano un uovo per “lo zabaione di domani mattina”, appena raccolto dal pollaio. Le galline infatti razzolano liberamente in una grande area e la sera poi vengono chiuse in una zona che loro stessi hanno ristrutturato. Oltre alle galline, quello che mi incuriosisce di più sono le loro aiuole adibite per l’allevamento delle lumache: l’elicicoltura. Lumache di cui, alcuni dei ragazzi, sono ghiotti.
Ancora una volta la scommessa è legata ai valori della terra e agli insegnamenti della natura.
La scommessa nel gioco della vita è stata vinta. Godere di un lavoro fatto con le proprie mani, prendersi cura di altri esseri viventi, faticare ed essere soddisfatti, poter raccontare pieni di orgoglio del proprio orto: ebbene sì, la cooperativa SPAZIO ESSE ha fatto centro.
Nella riabilitazione non esiste un antidoto magico ma se si riconosce nell’altro la capacità di poter rinascere e di poter riprendere in mano la propria vita siamo già a buon punto.