In questo straordinario libro Stipe ca trueve (Conserva che trovi), Giuseppe (Peppino) Angiuli, dottore in legge e professore di diritto, ha raccolto e commentato alcuni proverbi che ha personalmente recuperato a Valenzano.
Il lavoro è sistemato per argomenti. Qui riportiamo alcuni proverbi legati agli ortaggi e alla vita contadina (in dialetto la “e” senza accento è muta).
Pane e pemedore fasce mette forze e chelore e ce nge mitte sope nu picche de sale nan va fernisce o spetale [Pane e pomodoro fa mettere forza e colore, e se aggiungi un po’ di sale, non vai a finire all’ospedale. Un detto che è l’elogio ad un piatto re della frugale e parsimoniosa cucina agricola valenzanese]
Fave e favodde ienghiene le medodde [Fave e favette ti fanno riempire la pancia. Un detto che evidenzia le proprietà nutritive delle fave e la predilezione degli agricoltori per esse]
Cuescele come vue, sembe checozze iè [Cuocila come vuoi, sempre zucchina è. Le zucchine non sono mai state amate dagli agricoltori valenzanesi, perché ritenute poco energetiche. Quello che vale per le zucchine vale anche per certe teste dure e vuote.
Le checozze nascene checquate [Le zucchine nascono coricate. Le zucchine sono raccolte orizzontali, quasi che dormano. Sono perciò nate stanche, e quindi danno poca forza. Il detto veniva usato a tavola dai campagnoli per chiedere cibi più idonei a compensare le loro fatiche.]
La nzalate, picche sale e bbone ogliate [L’insalata, poco sale e molto olio. Il sale, nella tradizione agricola, fa male, mentre l’olio fa bene]
Ogne ierva chiatte fernesce jinde o piatte [Ogni erba con le foglie piatte finisce nel piatto. I contadini valenzanesi sapevano benissimo che le verdure con le foglie piatte sono commestibili]
Ci mange patane divende patane, e ci mange cetrune devende cetrune [Chi mangia patate diventa patata e chi mangia cetrioli diventa cetriolo. Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei; ma il detto si basa anche su un doppio senso. Dialettalmente si dà del patane ad una persona lenta e fiacca, e cetrone ad una stupida]
Giuseppe Angiuli, Stipe ca trueve. Proverbi e detti popolari raccolti e… ragionati, stampato presso la Poligrafica 2C, Bari, pp. 2677.
