Il peperone Zanzari: un ricordo nel cassetto…

Tempo fa siamo stati contattati da Giovanni Abbatepaolo, noto agronomo di Polignano a Mare. Giovanni aveva un sogno nel cassetto: ritrovare il peperone “Zànzare” (con la “e” muta: Zanzaro) che da giovane coltivava con suo padre. Giovanni ricorda che allora, trent’anni fa, da Polignano partivano tantissime cassette piene di questi peperoni verso tutti i mercati. Che fine ha fatto il peperone “Zànzare”?

Giovanni Abbatepaolo e Umberto Giannoccaro
Umberto Giannoccaro

Tenace e caparbio, Giovanni è riuscito a ritrovare dei semi di questa varietà grazie ad Umberto Giannoccaro, agricoltore da sempre, anch’egli di Polignano, cresciuto come lui con lo stesso ricordo («in una cassetta, al mercato», mentre la mamma lavorava).

Umberto è anche custode di antiche pratiche colturali: partendo da un miscuglio di tanti semi, piano piano riescono a selezionare le piante con le giuste caratteristiche fenotipiche del peperone “Zanzaro” (forma conica e leggermente ricurva, trilobato, di colore verde screziato di giallo e, soprattutto, epicarpo sottile e portamento del frutto pendulo).

Giovanni e Umberto sono riusciti ad ottenere così circa 40 piante. Umberto li ha coltivati nella sua serra a Polignano. Li ha seminati il giorno di Santa Lucia (il 13 dicembre) sotto un tunnel; successivamente, passato l’inverno, ad aprile ha trapiantato le piantine in serra ponendole a distanza di 50 cm tra le file e 60 cm sulla fila, per cominciare la raccolta a fine giugno.

Una particolarità che ci ha raccontato Umberto è quella relativa al periodo di semina: se questa varietà viene seminata a maggio le piantine si trapiantano a metà luglio e la raccolta comincia ad agosto-settembre, per ottenere il cosiddetto “Peperone bisestile”.

Viene concimato poco (ed è importante non concimare prima della fioritura, altrimenti andremo incontro ad una cascola dei fiori), con perfosfato e solfato ammonico, e irrigato al bisogno.

Un problema di questa antica varietà che Giovanni ci ha segnalato è la sensibilità al virus TSWV (Tomato Spotted Wilt Virus) e quindi per preservarle da eventuali attacchi le poche piante vengono coltivate in ambiente protetto.

Poiché una delle peculiarità del progetto BiodiverSO è la ricerca bibliografica, ci siamo messi di impegno e siamo riusciti a trovare un testo del 1937 (“La concimazione degli Ortaggi” del Prof. Aurelio Carrante) nella Biblioteca dell’ex Facoltà di Agraria di Bari in cui è pubblicata una foto del peperone “Zanzari” che rispecchia i frutti del peperone di Giovanni e Umberto.

Umberto e Giovanni ricordano che c’era una grande richiesta di quest’ortaggio e molti, ancora oggi, lo richiedono; però la sensibilità al virus ne limita la produzione.

Siamo riusciti a recuperare dei frutti. Il loro profumo, anche dopo qualche giorno, al momento del taglio, per preparare i campioni da analizzare, era molto forte; il mesocarpo è veramente croccante e buono, mentre l’epicarpo è molto sottile. Riteniamo che in cucina sia adatto anche per una delle soluzione culinaria più classiche: il peperone ripieno.

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