Ci sono posti dove il tempo sembra essersi fermato e dove l’aria che si respira profuma di terra umida e di erba bagnata, dove il vento porta con sé il fruscio delle foglie degli alberi… siamo in campagna. Oggi vi raccontiamo la storia di Andrea De Santis, giovane agricoltore salentino, che coltiva con passione le sue terre alle porte di Alezio (LE), un paese nell’entroterra gallipolino, a pochi chilometri dal mare. Alezio sorge in una zona di basse alture calcaree contigue a piane litoranee, e la scarsa profondità di una ricca falda idrica ha favorito lo sviluppo di un’agricoltura ricca e diversificata, che conserva ancora prodotti difficili da trovare in città. Ad Alezio, come in tutto il Salento, piante e frutti sono cosi radicati nella cultura locale da comparire nelle espressioni comuni, nelle metafore, nei canti popolari. E gli orti, generosi di sapori e di aromi, sono l’espressione della dedizione dei contadini che li coltivano da generazioni.
Andrea ha ereditato da suo padre Elio quel sapere contadino oggi più che mai prezioso. Di questo lui è consapevole, e continua a coltivare i suoi orti come suo padre ha fatto e continua a fare all’età di 74 anni. Inoltre Andrea colleziona e custodisce sementi di prodotti locali, ha creato una vero e proprio germoplasma di semi di cavolo riccio, ciocorie, scarola estiva, cocomero fascionato, e di legumi quali la cicerchia (“tolaca”), fagiolo e cece paesano.
Lo ringraziamo per aver messo interamente a disposizione la sua collezione di sementi. I suoi orti ora sono ricchi di bietole salentine, mugnuli, cime di rape, cicorie a puntarelle di Galatina, prodotti tutti richiesti dal mercato locale e dai tanti ristoranti che accolgono turisti entusiasti tutto l’anno. Oltre al terreno coltivato, ha cura anche di un fazzoletto di terra dove lascia crescere una popolazione di cicorielle selvatiche (“cicurieddhe”), tanto apprezzate nel Salento per il loro sapore pungente. Ma anche noi siamo rimasti sorpresi nel trovare nel suo orto un tipo di mugnolo finora mai trovato nelle nostre ricerche, da lui chiamato “a campanella” (cavolo paesano o “caulu a campanella”), la cui inflorescenza, a differenza dei mugnoli, a maturità commerciale, si ripiega su se stessa quasi a formare una campana, da cui il suo nome. Il sapore, a suo dire diverso da mugnoli o cavoli locali, ne fa un ortaggio prezioso per i mercati locali e lui lo coltiva e custodisce con gelosia. Aspettiamo di caratterizzarlo al nostro meglio, sotto vari aspetti, per valorizzare il lavoro di Andrea ed Elio!
Dott.ssa Emanuela Blanco