Presso l’azienda agricola di Donato Maglio a San donato di Lecce, in collaborazione con Co.Vi.Ser., sono coltivate alcune specie erbacee che in natura sono spontanee. Tra queste segnaliamo il papavero selvatico (Papaver rhoeas L.), comunemente chiamato “paparina”, che viene raccolto ed utilizzato per la preparazione di gustosi piatti tipici salentini.
Il papavero comune (Papaver rhoeas L.), specie diffusa in tutto il territorio italiano, è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia Papaveraceae. Il nome del genere Papaver deriva dalla lingua celtica e significa ”pappa”, per l’antica pratica che consisteva nel miscelare l’estratto del papavero alla pappa dei bambini per favorirne il sonno, mentre il nome della specie “rhoeas“, che significa letteralmente “cado”, fa riferimento alla caduta molto precoce dei petali del fiore.
La radice è composta da un fittone principale dal quale partono le piccole radichette. La pianta si sviluppa prima tramite una rosetta di forma ovale con foglie lobate e dentate portate da lunghi piccioli. I fiori, portati da lunghi peduncoli, sono grandi e solitari, formati da due sepali che cadono quando si aprono i quattro petali di caratteristico colore rosso porpora intenso e generalmente hanno una macchia nera alla base. I fiori (fioritura dalla primavera fino a luglio) sono ermafroditi e l’impollinazione entomofila si verifica perché gli insetti sono attirati dai colori vivaci del fiore e non dal nettare (assente nelle papaveracee).
La pianta produce diversi principi attivi, quali alcaloidi tipo la roeadina (rhoedina), la reagiina, la rearubina I e II; tannini; mucillaggini e antociani.
Gli alcaloidi contenuti nell’estratto possiedono leggere proprietà sedative dovute principalmente alla rhoedina e proprietà antitussive, utili per contrastare la tosse in generale.
Oltre all’utilizzo dell’estratto come infuso per l’insonnia o dei semi (privi di principi attivi) utilizzati come guarnizione o fonte di olio in cucina, i germogli teneri si utilizzano per preparazioni culinarie tipiche salentine quali la “fritta” e le “paparine n’fucate“.
Una volta raccolte, tolta la radice e ripulite, vengono sbollentate in acqua salata e senza scolarle molto (procedimento per le “paparine n’fucate“) viene fatta completare lentamente la cottura in una padella con aglio soffritto in olio di oliva, peperoncino e olive nere “Celline di Nardò”. Le paparine “fritte” invece vengono prima scolate per bene e ripassate in padella con olio, aglio, peperoncino e olive nere “Celline di Nardò”.
Anche per le popolazioni locali di paparine, i vivai Co.Vi.Ser. in collaborazione con l’az. Agricola Donato Maglio hanno provveduto alla selezione e raccolta del seme, da conservare nella collezione disponibile presso il vivaio.
- Piante in campo
- Pianta pronta per la raccolta
- Piante appena raccolte
- Piante fiorite a fine ciclo