Viaggio BiodiverSO per la Puglia: 1^ tappa

Abbiamo deciso di accompagnarvi da oggi, condotti dal nostro partner ECO-logica, in un viaggio diviso in 6 tappe per percorrere il tacco d’Italia toccando ogni provincia e scoprirne la biodiversità conservata.
6 tappe, per raccontare il progetto Biodiverso in un viaggio costruito per immagini, leggendo insieme le nostre mappe cartografiche. Normalmente realizzate ed utilizzate a scopo scientifico vogliamo provare ad usarle come mappe di navigazione. Vediamo dove ci portano.
 
1° tappa: da Leuca a Lecce.
Guardando l’unirsi dei due mari e iniziamo il nostro viaggio da sud, dalla provincia estrema della Puglia. Qui il lavoro di restituzione del patrimonio genetico è nelle mani di 4 partner: il Consorzio Parco Naturale Regionale Costa Otranto – Santa Maria di Leuca e bosco di Tricase; il DISTeba dell’Università del Salento; le aziende agricole ‘CO.VI.SER.‘ e ‘O.P. San Rocco’.
Nella provincia di Lecce sono state trovate e recuperate varie specie orticole autoctone, come aglio, batata, cappero, carciofo, carota, cavolo broccolo, cicoria, cima di rapa, cipolla, fagiolino dall’occhio, melone, peperone, pomodoro e rucola. Lecce è la provincia con Bari e Foggia in cui sono state recuperate più varietà orticole, ed è quella dove si concentra il numero maggiore di aziende coinvolte dal progetto.
Sul territorio sono stati realizzati 4 campi di conservazione ex situ, e 5 campi di conservazione in situ.
I campi ex situ sono campi in cui semi e/o parti di pianta vengono conservate fuori dall’ambiente naturale (ex situ) per garantire la salvaguarda dall’estinzione e poterne tentare una successiva reintroduzione.
Nei campi in situ invece le piante orticole autoctone a rischio sono conservate nel proprio ambiente, in isolamento e in condizione di massima purezza.
Come succede per tutta la Puglia, spesso un ortaggio è così tipico e radicato nella tradizione locale da prendere il nome del Comune in cui è coltivato, in Salento quindi troviamo tra le tante varietà: il pomodoro di Morciano, la carota di Tiggiano, il pomodoro racalino, il tricasino spinoso, la poponeddha di Corigliano, la catalogna di Galatina o la catalogna bianca di Tricase, la cicoria di Otranto, il sedano di Torrepaduli, la fava di Zollino.
Troviamo poi lungo stradine di campagna, intenti nel loro lavoro in fazzoletti di terra circondati da muretti a secco degli anziani agricoltori.
I biopatriarchi del Salento

Ippazio Belcuore a Tiggiano; a Tricase Cosimino Piscopiello e Irene e Carlo Panico; Rosaria Paiano a Diso; Andrea De Santis ad Alezio; Giovanni Caggiulla a Parabita; Rocco Spano a Muro Leccese; a Galatina trovavamo Luigi Conte da poco scomparso e Vito Mele; Luigi Trovè a Martano; Assuntina a Nardò; Mario Paglialonga a San Donato; Vito Tarantini detto Vituccio a Leverano; Melcore a Cavallino; Vito e Stefano Margiotta a San Cesario; il signor Campilongo ad Arnesano; Italo Vetrugno a Novoli; Tolomeo a Campi Salentina; Gino Prontera a Frigole; Enzo Sava detto ‘Nzino a Surbo.

Sono tutti Biopatriarchi, i coltivatori che hanno conservato e ‘custodito’ nel tempo i semi delle varietà orticole pugliesi tradizionali e che continuano ad utilizzarli.
Siamo arrivati al confine della provincia di Lecce, ci riposiamo per riprendere domani il viaggio.
Avrete sicuramente tante domande, per rispondere a molte di queste potete leggere storie e informazioni per ciascuna varietà descritta e persona incontrata sul sito www.biodiversitapuglia.it.

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