L’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR (UOS di Bari) su incarico ricevuto dal partner Vivai Corrado ha valutato lo stato fitosanitario di alcune varietà di carciofo riportate sull’Almanacco BiodiverSO mediante analisi di ibridazione molecolare con sonde nucleiche marcate con digossigenina e con PCR, condotte presso i laboratori In particolare, è stata valutata la presenza di infezioni virali specifiche della coltura fra quelle indicate nella determinazione 447 del 3 agosto 2012 del Dirigente del Servizio Agricoltura della Regione Puglia. Le analisi sono state effettuate per le varietà Bianco di Taranto, Carciofo di Lucera, Violetto di Trinitapoli, Locale di Mola, Nero di Ostuni, Tricasino spinoso, Verde di Putignano, Violetto di Putignano e Violetto di Brindisi o Francesina, su un minimo di 5 ed un massimo di 10-12 campioni prelevati tra settembre e novembre 2016 nelle rispettive aree tipiche di coltivazione indicate nell’Almanacco BiodiverSO.
L’analisi dei risultati ha consentito di evidenziare la presenza di infezioni virali, come riportato nella seguente tabella:
Varietà | N° di campioni | Virus |
Bianco di Taranto |
5 |
ArLV |
Carciofo di Lucera |
5 |
ArLV |
Locale di Mola |
11 |
TICV, ArLV,AILV, TuMV |
Brindisino |
8 |
ArLV, AILV, TuMV |
Violetto di Putignano |
5 |
TICV |
Verde di Putignano |
5 |
TICV |
Francesina (BR) |
12 |
ArLV + AILV |
Violetto di Trinitapoli |
10 |
ArLV |
Nero di Ostuni |
3 |
— |
Tricasino |
5 |
ArLV |
AILV = artichoke Italian latent virus, ArLV = artichoke latent virus, TuMV 0 turnip mosaic virus, TICV = tomato infectious chlorosis virus |
Non si può escludere che l’assenza di infezioni rilevata su Nero di Ostuni sia imputabile alla scarsa qualità del materiale a disposizione utilizzato per le analisi
Come atteso, tale quadro fitopatologico mostra una diffusione estesa di diverse specie virali, anche non tipiche della coltura e di più recente identificazione come TuMV e soprattutto TICV. TuMV era stato già rinvenuto in carciofaie commerciali del Brindisino mentre infezioni di TICV erano state rinvenute in carciofaie coltivate in Liguria, Sardegna, Lazio, Campania e Sicilia mentre quelle attuali sembrano essere le prime segnalazioni pugliesi. TICV è tramesso da Trialeurodes vaporariorum ed era stato segnalato in Puglia in infezione mista con Tomato spotted wilt virus (TSWV) su pomodoro. Vista la diffusione del vettore naturale, il passaggio al carciofo era, in qualche misura, atteso. È rilevante che infezioni di TICV sono state identificate in carciofaie tunisine dove, peraltro, il virus è presente su pomodoro e su varietà di carciofo importate dall’Italia.
A completamento della relazione sui risultati dell’indagine sulle varietà di carciofo Bianco di Taranto, Carciofo di Lucera, Violetto di Trinitapoli, Locale di Mola, Nero di Ostuni, Tricasino spinoso, Verde di Putignano, Violetto di Putignano e Violetto di Brindisi o Francesina elencate nell’Almanacco Biodiverso, si riportano le principali caratteristiche eco-epidemiologiche delle specie virali identificate.
Il monitoraggio ha evidenziato la presenza di elevate incidenze di infezione di Artichoke Italian latent virus (AILV) e Artichoke latent virus (ArLV), oltre alla presenza di infezioni minori di Turnip mosaic virus (TuMV) e per la prima volta in Puglia anche di Tomato infectious chlorosis virus (TICV).
Per quest’ultimo, data la novità del rilevamento in Puglia su piante di carciofo, è stata accettata per la pubblicazione una disease note dalla rivista Journal of Plant Pathology.
Per completezza d’informazione, sono state redatte le schede descrittive riportate qui di seguito.
Artichoke latent virus (ArLV) | |
Tassonomia | genere Macluravirus, famiglia Potyviridae |
Piante ospiti | Infetta in modo specifico il carciofo |
Distribuzione geografica | Molto diffuso in tutte le aree di coltivazione della specie |
Vettore | Trasmesso da afidi delle specie Myzus persicae, Brachycaudus cardui, e Aphis fabae. La trasmissione avviene per contaminazione dello stiletto con la modalità della non persistenza attraverso un fenomeno molto specifico mediato dalla proteina di rivestimento del virus e da una particolare proteina definita componente helper. Il prolungarsi del periodo di saggio (probing) causa la riduzione dell’efficienza di trasmissione che, di solito, si esaurisce in 24 ore. L’infettività è perduta più rapidamente se i vettori effettuano più punture di saggio. Alle specie di afidi elencate, si aggiungo visitatori occasionali della coltura che incrementano la diffusione del virus con percentuali di reinfezione del 75% nell’arco di un solo anno. Il virus può essere trasmesso attraverso il seme di carciofo dove si localizza nei tegumenti seminali. |
Sintomi della malattia | L’infezione è di tipo latente e ciò ne causa l’incremento della diffusione in seguito all’uso di materiale di propagazione infetto per l’allestimento dei nuovi campi, inconsapevolmente selezionato dagli agricoltori. Non sono descritti sintomi chiaramente associabili al patogeno, poiché il virus è spesso presente in infezioni miste che possono aggravare o mascherare le eventuali alterazioni direttamente imputabili al solo ArLV. In generale però si osserva un deperimento delle piante infette, accompagnate da significativa riduzione del numero e delle dimensioni dei capolini che, spesso, si presentano anche con le brattee parzialmente divaricate. Si osserva inoltre un sensibile ritardo nella maturazione delle varietà rifiorenti con perdite di produzione tra il 40 ed il 50%. |
Diagnosi | La diagnosi è possibile mediante ibridazione molecolare o reazione PCR (polymerase chain reaction, standard o in tempo reale) condotta su campioni prelevati tra settembre e novembre, per una migliore attendibilità del saggio, poiché in seguito, il virus si distribuisce in modo variabile nelle piante infette. |
Controllo | A causa delle modalità di trasmissione, le possibilità di intervento basate sulla lotta ai vettori sono poco efficaci, mentre la riduzione dell’incidenza della malattia è principalmente basata sull’impiego di germoplasma sano per i nuovi impianti. Deve essere prestata attenzione alla trasmissione nelle varietà propagate per seme. |
Figura 1 – Microfotografia al microscopio elettronico a trasmissione di particelle di ArLV. Barra d’ingrandimento = 100 nm
Artichoke Italian latent virus (AILV) | |
Tassonomia | genere Nepovirus, famiglia Comoviridae, specie del sottogruppo B |
Piante ospiti | Infetta in modo specifico il carciofo e altre composite. |
Distribuzione geografica | Frequente in Puglia, Lazio e Campania, spesso in infezione mista con ArLV. |
Vettore | Trasmesso dai nematodi Longidorus apulus e L. fascians. I nematodi acquisiscono le particelle virali mediante l’ingestione del citoplasma di una cellula infetta così che esse restano adsorbite allo stiletto del nematode e reimmesse con il flusso salivare nelle piante durante le successive fasi di alimentazione. Sia le forme larvali sia quelle adulte possono acquisire e trasmettere il virus. In occasione della muta, le particelle virali sono eliminate insieme agli epiteli interni del tubo alimentare. La capacità vettrice è riacquisita allorquando il nematode si alimenta nuovamente su una pianta infetta e, in assenza di muta, permane per circa 2-3 mesi. Il virus può anche essere trasmesso attraverso il seme di carciofo dove si localizza nei tegumenti seminali.. |
Sintomi della malattia | L’infezione è di tipo latente e ciò causa un incremento della diffusione della malattia in seguito all’uso di germoplasma infetto (carducci e ovoli) inconsapevolmente selezionato dagli agricoltori per l’allestimento dei nuovi impianti. Poiché i nematodi vettori non sono stati identificati in campi con elevata incidenza di infezione, si pensa che l’uso di materiale di propagazione infetto sia la maggiore causa di diffusione del virus. Le piante infette sono sostanzialmente asintomatiche anche se il virus è molto aggressivo su altre composite come, ad esempio, su cicoria dove non è infrequente la presenza di accentuate alterazioni cromatiche. In alcuni casi sono visibili giallumi leggeri e asimmetria delle foglie. |
Diagnosi | La diagnosi è possibile mediante ibridazione molecolare o reazione PCR (polymerase chain reaction, standard o in tempo reale) condotta su campioni prelevati tra settembre e novembre, per una migliore attendibilità del saggio, poiché, in seguito, il virus si distribuisce in modo variabile nelle piante infette. |
Controllo | Le possibilità di intervento sono limitate alla diagnosi preventiva ed all’uso di germoplasma sano per i nuovi impianti che dovrebbero essere effettuati su suolo privo dei nematodi vettori. Deve essere prestata attenzione alla trasmissione nelle varietà propagate per seme. |
Figura 2 – Microfotografia al microscopio elettronico a trasmissione di particelle di ArLV. Barra d’ingrandimento = 100 nm (foto di A. De Stradis, IPSP CNR, Bari).
Turnip mosaic virus (TuMV) | |
Tassonomia | genere Potyvirus, famiglia Potyviridae |
Piante ospiti | Infetta principalmente crucifere tra cui cavolo, rapa, senape. Le segnalazioni su carciofo sono in aumento |
Distribuzione geografica | Molto diffuso in Sardegna e, in minor percentuale, in Puglia su varietà di carciofo rifiorenti. |
Vettore | Come ArLV è trasmesso in modo non persistente da afidi delle specie Myzus persicae e Brevicoryne brassicae. Il virus è acquisito e trasmesso durante la fasi di saggio (probing) che gli afidi effettuano prima di procedere con la fase di alimentazione e può essere trasmesso immediatamente al successivo processo di alimentazione sulla pianta, senza necessità di un periodo di latenza. Pertanto una volta che le infezioni primarie sono stabilite nei campi, il virus può diffondersi velocemente. |
Sintomi della malattia | Su crucifere, i ceppi virali più severi inducono una maculatura anulare nera e distorsione fogliare accompagnate da una crescita stentata della pianta. Non sono noti sintomi indotti sulle piante di carciofo. |
Diagnosi | La diagnosi è possibile mediante ibridazione molecolare o reazione PCR (polymerase chain reaction, standard o in tempo reale) effettuata su campioni prelevati tra settembre e novembre per una migliore attendibilità del saggio, poiché in seguito, il virus si distribuisce in modo variabile nelle piante infette. |
Controllo | Il controllo della diffusione del virus è molto difficile a causa dell’elevato numero di specie ospiti e l’uso di insetticidi per il controllo del vettore è spesso inefficace a causa delle modalità di trasmissione. Pertanto le possibilità di intervento sono limitate alla diagnosi preventiva, alla rimozione di piante spontanee ospiti e all’uso di germoplasma sano per i nuovi impianti. Non è noto se il virus possa trasmettersi attraverso il seme. |
Tomato infectious chlorosis virus (TICV) | |
Tassonomia | genere Crinivirus, famiglia Closteroviridae |
Piante ospiti | Brassicace, asterace, solanace e carciofo. |
Distribuzione geografica | Segnalato per la prima volta in colture californiane di pomodoro e successivamente in carciofo, è ora presente in molti paesi del bacino mediterraneo, incluse diverse regioni italiane. |
Vettore | È trasmesso dall’aleurodide Trialeurodes vaporariorum, anche noto come moschina bianca ed è largamente diffuso nei nostri areali. L’efficienza di trasmissione del virus è aumentata con lunghi tempi di alimentazione dell’aleurodide sulla pianta. |
Sintomi della malattia | Su pomodoro, la malattia si evidenza con ingiallimento delle nervature e necrosi fogliare, accompagnata da riduzione della produzione. nel complesso, la sintomatologia può essere confusa con quella indotta da alterazioni fisiologiche. Su carciofo, il virus non è stato associato ad alcuna sintomatologia specifica. Per questo motivo, il carciofo può essere considerato un efficiente serbatoio dal quale il virus può essere diffuso alle colture di pomodoro. |
Diagnosi | La diagnosi può essere effettuata mediante ibridazione molecolare o reazione PCR (polymerase chain reaction, standard o in tempo reale) condotta su campioni prelevati tra settembre e novembre per una migliore attendibilità del saggio, poiché in seguito, il virus si distribuisce in modo variabile nelle piante infette. |
Controllo | Il controllo del virus è principalmente basato sul controllo del vettore, anche se l’uso di insetticidi ha portato allo sviluppo di ceppi resistenti di T. vaporariorum. Nelle colture di pomodoro in ambiente protetto, la protezione delle aperture delle serre con reti antiafidi è un efficace mezzo di controllo. |
Figura 3 – L’infezione di TICV su carciofo è asintomatica ma su pomodoro i sintomi sono gravi ed assimilabili a quelli indotti da squilibri nutrizionali, freddo o fitotossicità. Sulle bacche non si osservano sintomi specifici ma la produzione è ridotta e qualitativamente deprezzata.
Figura 4 – Microfotografia al microscopio elettronico a trasmissione di particelle di TICV. Barra d’ingrandimento = 100 nm (foto di A. De Stradis, IPSP CNR, Bari).